I medici europei firmano la Carta di Roma: stop ai vincoli di bilancio per la salute

I medici europei firmano la Carta di Roma: stop ai vincoli di bilancio per la salute

In un contesto internazionale dove le nuove politiche statunitensi chiedono ai paesi europei di dover aumentare le spese per la difesa è forte la preoccupazione di tagli o riforme strutturali in altri settori, tra i quali la sanità, o un forte aumento del debito pubblico. L’obiettivo fissato per il riarmo dei paesi Nato è il 5% del Pil, per cui in Italia la spesa annuale passerebbe dagli attuali 45 miliardi a ben 145 miliardi nel 2035: una cifra superiore all’attuale spesa per la sanità pubblica, che nel 2024 è stata di circa 138,7 miliardi di euro, con un aumento, peraltro, del 5,8% rispetto al 2023. A fare i conti è il presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, che ha ospitato i colleghi di Francia, Germania, Grecia, Portogallo e Spagna per firmare la “Carta di Roma: la salute come investimento strategico”. L’obiettivo è attivare una “clausola di resilienza sanitaria” per permettere agli Stati membri Ue di destinare risorse extra alla prevenzione delle malattie croniche al di fuori dai vincoli di bilancio europei. Una necessità di fronte ai dati presentati da Chris Brown, capo dell’Ufficio europeo dell’Oms per l’investimento in salute e sviluppo, che indicano entro il 2050 oltre 65 milioni di ultra 85enni in Europa e tre anziani ogni due giovani. Senza una strategia sanitaria centrata sull’invecchiamento attivo, la prospettiva è che i sistemi di welfare possano collassare.

La salute come investimento strategico

Il documento afferma un principio fondamentale: la salute deve essere riconosciuta come un investimento strategico per lo sviluppo economico e sociale, non solo come un diritto individuale. Secondo i dati del Censis, infatti, ogni euro investito nella sanità pubblica genera quasi due euro di valore della produzione. Per questo Fnomceo chiede al Consiglio e alla Commissione europea di includere la spesa sanitaria nelle raccomandazioni strategiche dei bilanci nazionali, di espandere il programma EU4Health e di rafforzare le risorse per prevenzione, screening e gestione delle malattie croniche. “Crediamo – ha detto il presidente della Fnomceo,Filippo Anelli – che la salute debba essere considerata una priorità strategica per i nostri paesi europei al pari della sicurezza, in equilibrio con i bisogni civili. I medici europei propongono di considerare la spesa sanitaria come un investimento strategico per il futuro delle nostre società ed esortano il Consiglio e la Commissione, in sede di negoziati sul piano di bilancio di medio termine, a introdurre una ’clausola di resilienza sanitaria’ che consenta agli Stati membri di destinare risorse aggiuntive alla prevenzione senza violare i parametri europei”.

Schillaci: andare oltre il 5% del Fsn per la prevenzione

Anche per il ministro della Salute, Orazio Schillaci, la prevenzione è una priorità. “Rappresenta davvero ha sottolineato – una svolta per il nostro sistema sanitario nazionale, per far sì che rimanga universalistico e gratuito per tutti. Dobbiamo ridurre il numero di malati futuri e possiamo farlo puntando sulla prevenzione. E su questo stiamo lavorando insieme al Mef e al ministro Giorgetti perché la sanità sia considerata finalmente un investimento e non più una spesa”. Poche settimane fa, ha ricordato il ministro, si sono tenuti per la prima volta in Italia gli Stati generali della prevenzione nel corso dei quali è stata ribadita la necessità di investire di più in questo ambito, andando oltre il 5% del Fondo sanitario nazionale. “Su questo stiamo lavorando con il Mef, anche facendo leva sulle nuove regole di bilancio europee, perché sono convinto che la prevenzione sia un investimento e non un costo per tutti gli Stati europei. Non dobbiamo dimenticare infatti che una popolazione sana è una popolazione attiva che contribuisce alla ricchezza di tutta la società”. Schillaci, a margine, ha annunciato che vedrà Giorgetti, “come tutti gli anni” a fine luglio. “Non entro nel merito delle percentuali del Fondo sanitario da destinare a questo scopo – ha concluso – ma servono soldi per la prevenzione e per il personale”.

Fonte: Il Sole 24 Ore