I primi «formidabili» quarant’anni del sistema operativo Windows
Windows non è nato per essere gentile. Il sistema operativo che ha avviato nel mondo l’era dei personal computer doveva funzionare a qualsiasi costo. E su qualsiasi Pc. All’epoca non avevi grande scelta. Potevi decidere se mettere un cassone di metallo grigio-beige sotto la scrivania o un ingombrante desktop accanto alla tastiera, sempre grigio-beige. L’unica vera alternativa era rappresentata da Apple e dai suoi Mac, macchine più intelligenti e più avanzate ma commercialmente più deboli. Quarant’anni dopo le cose non sono molto cambiate. Attualmente, si stima che ci siano ben oltre 1 miliardo di PC attivi che utilizzano il sistema operativo Windows in tutto il mondo. Il sistema operativo lanciato in origine da Bill Gates per PC desktop e laptop ha oggi una quota di mercato globale che si aggira costantemente intorno al 70-75% del totale, con macOS (Apple) e Linux che si dividono la maggior parte della parte rimanente.
Quello che è cambiato, per esempio, è che non c’è quasi più la fatidica schermata blu della morte (o Blue Screen of Death, o anche più sinteticamente BSOD). Forse il mio ricordo più frustrante di Windows. Chiunque abbia usato Windows tra la fine degli anni Ottanta e la fine degli anni Novanta sa che quel blu indica che il sistema operativo ha riscontrato un errore critico (Stop Error) e deve riavviare tutto per prevenire ulteriori danni. Il grande pubblico ha conosciuto la schermata blu della morte quando ha assistito al celeberrimo flop di Bill Gates nel 1998, quando sul palco del Comdex, una delle fiere tecnologiche più importanti dell’epoca, presentando il nuovo Windows 98 mandò in crash il sistema (con tanto di BSOD).
Ma è il 1995 la data da ricordare nella storia di Microsoft. Windows 95 è stato un sistema operativo rivoluzionario e Windows 95 non fu solo un sistema operativo, fu un vero e proprio fenomeno culturale che cambiò per sempre l’informatica domestica. Fu un successo commerciale senza precedenti. In soli quattro giorni, Windows 95 vendette oltre un milione di copie in tutto il mondo. Ma soprattutto contribuì a portare il PC dall’essere una «macchina per professionisti» a uno strumento «user-friendly» presente nelle case, consolidando la leadership di Microsoft nel mercato consumer (arrivando a diffondersi su circa l’80% dei PC globali dell’epoca).
A quarant’anni di distanza dal primo Windows, il nuovo, l’11, si presenta come una versione più intelligente e per alcuni invadente. Qualcosa insomma di concettualmente diverso dall’idea di un software per abilitare l’utilizzo di altri software. Cioè, nei piani di Microsoft Windows non dovrà più limitarsi a essere l’intermediario indispensabile tra l’utente e l’hardware, un traduttore onnipotente che trasforma i tuoi clic in istruzioni che il silicio può comprendere, garantendo a ogni programma la sua giusta fetta di tempo e memoria.
Da Redmond non hanno parlato esplicitamente di «ridefinire il rapporto tra uomo e macchina». Ma se si osserva l’ultimo aggiornamento di Windows 11, l’operazione è esattamente questa: trasformare il PC da utensile ad agente, da strumento passivo a collaboratore capace di ascoltare, vedere e agire.
Fonte: Il Sole 24 Ore