I raggi X compiono 130 anni: “Dalla prime pellicole all’IA, così è cambiata la radiologia”

I raggi X compiono 130 anni: “Dalla prime pellicole all’IA, così è cambiata la radiologia”

Oggi la radiologia spegne 130 candeline: dall’8 novembre del 1895, quando il professore di fisica Wilhelm Conrad Röntgen scoprì, svolgendo degli esperimenti, l’esistenza dei raggi X (che denominò “X” proprio in quanto sconosciuti) e successivamente eseguì la prima radiografia alla mano di sua moglie, a oggi, in cui la radiologia è una delle specializzazioni mediche più rilevanti, parte dei processi diagnostico-terapeutici della maggior parte delle patologie, l’evoluzione della disciplina è stata lunga e ricca di innovazioni. Ogni anno in Italia si eseguono 70 milioni di procedure di diagnostica per immagini, numeri che mostrano l’importanza del ruolo del medico radiologo e delle tecnologie dedicate, dalle prime – che, appunto, sfruttano i raggi X come la Radiologia Convenzionale, la TAC, e l’Angiografia – a quelle che si basano su altre fonti di energia, come Risonanza Magnetica ed Ecografia. A raccontare questo lungo percorso e i cambiamenti in corso di una professione medica così importante è Nicoletta Gandolfo, Presidente della Sirm, Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica.

Come è iniziata la storia della radiologia

“Questa specializzazione medica – ricorda Gandolfo – nasce nel 1895, quando venne scoperta per caso una nuova forma di radiazione capace di attraversare i tessuti del corpo umano. La prima immagine realizzata fu quella della mano della moglie del fisico che ebbe questa grande intuizione, con la fede nuziale ben visibile: un simbolo bellissimo, che unisce scienza e umanità e che ancora oggi rappresenta una potente metafora per la figura del radiologo medico, che ogni giorno si interfaccia sia con i macchinari che con i pazienti. Da allora siamo passati dalle immagini impressionate su pellicole radiografiche a quelle digitali di oggi, visibili su appositi monitor e archiviabili su apposite sistemi informatici, ma il principio fisico dei raggi X è rimasto lo stesso”. “L’innovazione – spiega ancora la presidente Sirm – tocca la nostra disciplina in modo particolare, e con il tempo si sono aggiunte infatti altre fonti di energia fisica: gli ultrasuoni dell’ecografia, i campi magnetici della risonanza, le radiazioni ionizzanti utilizzate in Radiologia convenzionale, nella TAC e nella Radiologia Interventistica. Queste tecnologie ci permettono di guardare l’interno del corpo umano con precisione sempre maggiore, distinguendo il normale dal patologico e contribuendo in modo decisivo alle cure sempre più mirate e personalizzate”.

Come si è evoluto, in questi 130 anni, il ruolo del radiologo medico

Per la presidente della Società Italiana di Radiologia Medica “se un tempo eravamo considerati soprattutto esperti di tecnologia, oggi il medico radiologo ha un ruolo clinico a tutti gli effetti. Siamo presenti in ogni percorso diagnostico-terapeutico e ci occupiamo in modo trasversale della maggior parte delle patologie, dalle malattie cardiovascolari e oncologiche a quelle infiammatorie degenerative e traumatiche, dalle fratture alle patologie oncologiche, fino alle malattie neurologiche o pediatriche. Le nostre immagini servono a porre una diagnosi, a valutare la risposta alle terapie, a orientare le decisioni chirurgiche o farmacologiche”. “Inoltre – continua la Gandolfo – , la radiologia interventistica ha aperto scenari straordinari: attraverso manovre minimamente invasive, sotto guida radiologica, possiamo arrestare un vaso che sanguina, disostruire un’arteria chiusa, embolizzare la neoangiogenesi di un tumore o direttamente trattare con tecniche ablative di raffreddamento o riscaldamento alcune lesioni . Sono procedure mini-invasive che spesso evitano o talvolta preparano ad interventi chirurgici complessi e non scevri di rischi, accelerando la ripresa del paziente”. La presidente Sirm sottolinea infatti come oggi il radiologo sia un medico che dialoga costantemente con altri specialisti come “chirurghi, oncologi, internisti, radioterapisti ortopedici, neurologi, pediatri, patologi per costruire percorsi di cura personalizzati. È una figura clinica, ma anche etica e formativa: abbiamo il ruolo di garanti dell’appropriatezza prescrittiva, quindi dobbiamo aiutare a scegliere l’esame giusto per il paziente giusto, riducendo gli sprechi e assicurando qualità e sicurezza”.

Il tema dell’appropriatezza prescrittiva e il ruolo della radiologia

Il medico radiologo – secondo quanto previsto anche dal decreto ministeriale 77 del 2022 che ridefinisce l’assistenza territoriale – “ha un ruolo determinante nell’orientare i colleghi nella scelta delle indagini più utili e scoraggiare quelle superflue, allo scopo di migliorare la qualità dei percorsi diagnostico-terapeutici e contribuire alla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale”. Secondo Gandolfo capita spesso che vengano richiesti esami “per eccesso di cautela, ma ogni indagine inutile sottrae tempo e risorse a chi ne ha davvero bisogno. Per questa ragione dovremmo lavorare sempre di più in rete, in particolar modo con medici di medicina generale e specialisti di altre discipline. Una migliore comunicazione può contribuire concretamente alla riduzione delle liste d’attesa per un sistema più efficiente. Abbiamo anche un ruolo educativo nei confronti dei pazienti, per spiegare loro quando un esame non serve realmente e perché. È parte della nostra responsabilità etica, insieme a quella di garantirne la sicurezza, controllando la dose di radiazioni somministrate e verificando costantemente la qualità delle apparecchiature”.

Fonte: Il Sole 24 Ore