I rarissimi cigni di Cranko a Praga

I rarissimi cigni di Cranko a Praga

Non appaia bizzarro se uno dei titoli più noti dello spettacolo sulle punte, pur osservando i canonici profili estetici ottocenteschi, annoveri numerose versioni coreografiche. Diverse sono le letture che nel tempo hanno rimodulato e ripensato l’iconica storia di Odette, Odile e Siegfried sebbene non tutte le edizioni abbiano trovato eguale diffusione e permanenza nei cartelloni dei maggiori teatri d’opera e balletto.

John Cranko

Fra le versioni più rare si enumera senza dubbio quella che John Cranko firma nel 1963 per lo Stuttgart Ballet e che oggi il National Theatre di Praga ripropone grazie alla ferrea volontà del Direttore del Czech National Ballet Filip Barankiewicz di tornare ad alcuni dei cardini della creatività del noto coreografo sudafricano. Un “Lago”, quello di Cranko, che per Barankiewicz oltre ad essere “colmo di incisivi impulsi emotivi e richiedere ai danzatori di aprire le proprie anime” offre l’opportunità di scoprire le specificità di una delle edizioni più peculiari del balletto di Čajkovskij.

Un peculiare profilo lacustre

Quali tratti definiscono l’identità di questi cigni così rari? Per approntare la sua visione lacustre John Cranko, fedele alle storiche e molteplici interpolazioni e stravolgimenti subiti dalla partitura, disegna un quadro musicale che, fra le varie modifiche, non annovera il valzer e il pas de trois del primo atto rimpiazzandoli con l’inconsueto pas de six e ridefinendo, altresì, alcuni segmenti anche del quarto atto. Una concezione musicale, la sua, che sostiene un pensiero coreografico non del tuo affrancato dalla canonica edizione ottocentesca – in particolare per l’intoccabile secondo atto – ma concedendo spazio ad alcuni inediti sviluppi drammatici. Se poco audace appare l’elaborazione delle note vicende del terzo atto e dell’arrivo del cigno nero, encomiabili sono i caratteri che, di converso, albergano in particolare negli ultimi tratti del balletto allorquando Odette e Siegfried scandagliano un’inconsueta e irrequieta purezza che testimonia le abissali profondità dei due personaggi. Un valore drammaturgico, questo, reso ancora più avvincente grazie allo scardinamento di alcuni profili del linguaggio coreografico accademico che proprio negli ultimi afflati sembra dialogare con alcuni dei disegni più peculiari e più noti delle sperimentazioni coreografiche di John Cranko. Per il corpo di ballo, le variazioni e le code la versione non ammette svigorimenti, ogni gioco coreografico è ornato da prodezze tecniche rapidissime e insidie tali da rendere irresistibile e distintiva questa versione apprezzata grazie all’esecuzione di prim’ordine garantita da Haruka Iguchi e Paul Irmatov e impreziosita dal nuovissimo allestimento di Martin Černý e Josef Jelínek.

Da non perdere, dunque, questo lavoro che tornerà in scena, sempre a Praga, il prossimo mese di aprile ma, prima di Natale, i ballettomani italiani accorrano a Torino: la compagnia praghese riporterà in scena per dieci recite al Teatro Regio la versione di John Cranko di “Romeo e Giulietta”.

Fonte: Il Sole 24 Ore