I settori del made in Italy trainano la crescita nel 2026
Sono cresciute di più rispetto alla media dell’industria manifatturiera negli ultimi dieci anni e riusciranno a tenere meglio anche nella difficile fase congiunturale che stiamo vivendo, nonostante gli ostacoli dovuti a dazi americani e conflitti geopolitici. Le imprese dei settori made in Italy sono circa 76mila realtà che, nel 2023, hanno generato ricavi per 637 miliardi di euro, dando lavoro a quasi 2 milioni di persone e segnando un incremento del 4,3% rispetto al 2014 (contro il +3,7% del totale manifatturiero) oltre a un miglioramento complessivo del profilo patrimoniale e creditizio.
Le previsioni per il 2025-2026
Il Monitor realizzato da Cerved sui settori chiave del made in Italy (agroalimentare, sistema moda, arredo e design, automazione e meccanica, mezzi di trasporto e farmaceutica) fotografa «un ecosistema vitale, che unisce imprese, territori e persone – commenta il ceo Luca Peyrano -. Comprenderne i meccanismi e le caratteristiche significa leggere la traiettoria della futura competitività italiana». Il trend positivo dovrebbe proseguire anche nel biennio in corso, con una lieve crescita dei ricavi (+0,2%) nel 2025, dopo un 2024 difficile, e una ripresa più robusta, pari all’1,7%, nel 2026, anche se si osservano differenze da settore a settore.
Le proiezioni di Cerved (calcolate simulando le performance economico-finanziarie di circa 900mila aziende) vedono infatti farmaceutica e agroalimentare consolidare le proprie posizioni, con incrementi annui superiori al 4% la prima, e attorno all’8% per l’agroalimentare. Più difficile la situazione per il settore dei mezzi di trasporto (-1% nel 2025), su cui pesa la crisi dell’automotive, e per il sistema moda, che tuttavia nel 2026 dovrebbe tornare a crescere.
Campioni dell’export
In particolare, lo studio mette in evidenza la forte vocazione all’export di queste imprese che, pur rappresentando appena il 7,8% delle società di capitali italiane, genera il 47,2% dell’export nazionale, pari a 2oo miliardi di euro nel 2023. Proprio questa forte propensione all’export è uno degli elementi che ha permesso ai settori del made in Italy di registrare performance migliori nel decennio passato e che permetterà di essere più competitivi anche nel prossimo biennio, a patto – ed è questo il «warning» che emerge dallo studio di Cerved – che le aziende sappiano rafforzare gli investimenti in innovazione e sostenibilità, oltre a diversificare i mercati di sbocco dei propri prodotti per compensare la frenata, inevitabile per molti comparti, sul mercato americano. Molte lo stanno già facendo, in particolare i grandi gruppi e i cosiddetti “campioni” nazionali, rivolgendosi soprattutto a mercati come l’India, il Sud-Est asiatico, l’Africa.
«La capacità innovativa delle imprese sarà l’elemento decisivo per restare competitive», conferma Peyrano, ricordando la crescente concorrenza rappresentata da Paesi come la Cina, che ha annunciato ingenti investimenti sulle tecnologie digitali per i prossimi anni.
Fonte: Il Sole 24 Ore