I sindacati: gli interventi sono positivi, ma attenti a soglie e limiti temporali
Piace l’attenzione alla contrattazione, convince lo sforzo per sostenere la produttività, ma lascia perplessi il meccanismo che aggancia gli aumenti salariali all’introduzione di soglie. Il dubbio, soprattutto per l’imposta agevolata del 5% sugli incrementi retributivi da corrispondere ai dipendenti del settore privato al momento dei rinnovi contrattuali è che il limite di reddito a 28mila euro, a conti fatti, riduca l’intervento a un numero ristretto di lavoratori, creando disparità tra loro. «Riteniamo che nel disegno di legge di Bilancio ci siano alcuni aspetti positivi, come la tassazione agevolata sui contratti di produttività e la detassazione degli incrementi retributivi», spiega Mattia Pirulli, segretario confederale della Cisl per il Mercato del Lavoro e la Contrattazione. «Tuttavia – continua – quest’ultima misura esclude un numero consistente di lavoratori. Ad esempio quelli del commercio, perché hanno rinnovato il contratto l’anno scorso e i metalmeccanici, perché la loro soglia reddituale supera i 28mila euro. Scritta così, la norma rischia di “sostenere” anche i contratti in dumping».
I limiti temporali
Fredda l’accoglienza da parte della Cgil, perché oltre alla soglia di reddito, la norma prevede anche una finestra temporale – rinnovi del 2025 e del 2026 – che inevitabilmente innesca un effetto distorsivo tra lavoratori che hanno rinnovato prima e lavoratori che lo faranno dopo.
«La limitazione della soglia e degli anni di rinnovo – incalza Nicola Marongiu, segretario per l’Area Contrattazione e Mercato del lavoro della Cgil – rendono la misura insufficiente. È necessario, al contrario, un intervento più ampio e strutturale».
Va da sé l’apprezzamento per la riduzione dal 5% all’1% dell’imposta sostitutiva per i premi di risultato. «Avremmo tuttavia preferito – dice ancora Marongiu – che si intervenisse sul tema della tassazione dei salari, piuttosto che continuare con l’agevolazione dell’aliquota sui contratti di produttività. Perché, sebbene questi ultimi siano cresciuti negli ultimi anni, coprono comunque un numero limitato di lavoratori, circa 5 milioni».
Una spinta alla contrattazione
Secondo la Cisl, si tratta in ogni caso di interventi che vanno nella direzione di un rafforzamento della contrattazione di secondo livello. «Riteniamo – prosegue infatti Mattia Pirulli – che l’intervento sulla contrattazione di secondo livello sia positivo. Siamo infatti convinti che la contrattazione decentrata sia fondamentale per la redistribuzione della ricchezza e il rafforzamento della produttività. Avevamo però chiesto un ulteriore passo avanti, ovvero il superamento del criterio dell’incrementalità dei parametri per i premi di risultato, che permetterebbe un maggiore accesso e un rilancio proprio della contrattazione decentrata, che non può essere pensata solo come aziendale. Bisogna cioè riprendere anche la contrattazione territoriale. Tutto ciò aiuterebbe in modo sostanziale la crescita dei salari e il recupero sull’annoso problema della produttività. A proposito di contrattazione decentrata, a oggi – conclude – manca il rifinanziamento del Fondo per la partecipazione».
Fonte: Il Sole 24 Ore