Iata. «Dai ritardi nelle consegene di aerei costi fino a 11 miliardi»

Iata. «Dai ritardi nelle consegene di aerei costi fino a 11 miliardi»

Se c’è un settore che non si è ripreso completamente dalla pandemia è quello dell’aviazione civile dove la supply chain continua ad essere sotto pressione: nel 2024 le consegne di aeromobili si sono attestate a 1.254, circa il 30% in meno rispetto ai picchi pre-COVID, mentre il portafoglio ordini è salito a un livello record di 17mila velivoli. I soli problemi ai motori hanno messo a terra centinaia di aeromobili, lasciando le compagnie aeree a corto di capacità. Qui sta il primo problema: una carenza di aerei a disposizione mentre il traffico continua ad essere sostenuto. Secondo di dati di Aci Europe, l’associazione degli aeroporti in Europa, ad agosto il traffico è salito del 4,9% con una media annua che si attesta a +4.3%.

L’impatto dei ritardi nella consegna di aerei è pesante tanto che è stato calcolato che i colli di bottiglia della catena di approvvigionamento costeranno alle compagnie aeree fino a 11 miliardi di dollari nel 2025, secondo uno studio della società di consulenza Oliver Wyman commissionato dalla IATA, l’associazione delle compagnie aeree. L’impatto maggiore deriva dai 4,2 miliardi di dollari di carburante extra necessari per mantenere in servizio gli aerei più vecchi e meno efficienti così come la manutenzione suppletiva che dovrebbe costare 3,1 miliardi di dollari, mentre il noleggio di motori per sostituire quelli bloccati in coda per la manutenzione aggiunge altri 2,6 miliardi di dollari. Lo studio prevede che la disponibilità di un maggior numero di pezzi di ricambio per attenuare i ritardi costerà ai vettori altri 1,4 miliardi di dollari. In cima alla catena di questi disservizi ci sono i costruttori, i principali Airbus e Boeing e i loro fornitori che hanno dovuto affrontare una serie di difficoltà dovute alla carenza di manodopera, alla mancanza di materiali e materie prime come ad esempio il litio e di pezzi di ricambi fino ai crescenti ritardi nelle officine di riparazione, in particolare per i motori. A peggiorare la situazione è il crescente braccio di ferro con l’industria della difesa dato l’aumento della spesa militare.

L’attuale modello economico dell’industria aerospaziale, l’instabilità geopolitica, la carenza di materie prime e le tensioni del mercato del lavoro sono all’origine di questo scenario, secondo la Iata . Per il suo direttore generale Willie Walsh: «Non esiste una soluzione semplice per risolvere questo problema, ma ci sono diverse azioni che potrebbero fornire un po’ di sollievo». A cominciare da una maggiore concorrenza in alcuni comparti e una trasparenza sullo stato della catena di approvvigionamento per fornire «alle compagnie aeree i dati necessari per pianificare le eventuali difficoltà, aiutando al contempo gli OEM ad alleviare i colli di bottiglia».

Fonte: Il Sole 24 Ore