ICC, Stati del Golf top down, paesi del Levante e nord Africa bottom up?

Mentre in Europa ancora cerchiamo risposte su quale sia il ruolo della cultura e della creatività nelle nostre vite, in Arabia Saudita si è appena conclusa la quarta edizione di Tanween, il festival dell’innovazione, della creatività e della tecnologia. L’evento, tenutosi tra il 27 ottobre e il 13 novembre, si è svolto al King Abdulaziz Center for World Culture (Ithra) di Dammam, l’istituto di promozione culturale da 100.000 metri quadrati finanziato dalla compagnia petrolifera Saudi Aramco e realizzato nel corso di dieci anni (2008 – 2018) su progetto dello studio di architettura norvegese Snøhetta.

La fiera della creatività

“Crafting Creativity” è il tema di questa quarta edizione, che ha voluto approfondire proprio come il processo creativo abbia contribuito allo sviluppo della civiltà attraverso gli strumenti che l’uomo ha inventato e grazie a cui è stato in grado di immaginari nuovi scenari di futuro: dal primo martello di pietra ai visori 3D. Dal suo lancio, nel 2018, Tanween accoglie ricercatori e aziende per confrontarsi sui temi della creatività, superando le scale di legittimazione ma anzi cercando connessioni tra i settori più tradizionali come quelli dell’architettura, del design e del patrimonio fino a quelli più contemporanei come la moda, la grafica e il videogaming. Come ogni anno, anche questa edizione ha ospitato da creativi internazionali, come Chris Law, ex designer di Adidas, o l’artista cinese Sougwen Chung alle mostre come quella di Sa’af di Azaz Architects sul patrimonio rurale dell’Arabia Saudita o «House of Hairs» di Eidetic Space, che ha esaminato i legami comunitari nella vita beduina. Poi c’è stato Faseelah, un padiglione architettonico dedicato alla metodologia e alla tecnica di costruzione intelligente e Sketch, che ha presentato i concetti di luogo e spazio dal punto di vista degli artisti.

La trasformazione dell’industria culturale e creativa

In occasione di Tanween 2021 sono stati anche presentati i risultati del primo studio aggregato sul panorama culturale e creativo dell’Arabia Saudita e della più ampia regione del MENA. Lo studio , realizzato da Ithra in collaborazione con The Economist Intelligence Unit, esamina l’offerta e la partecipazione culturale in Medio Oriente e Nord Africa. Si tratta del risultato di una ricerca durata due anni, che ha raccolto le risposte di oltre 5.000 professionisti delle industrie culturali e creative di 10 città (Beirut, Cairo, Dammam, Dubai, Jeddah, Kuwait City, Manama, Muscat, Riyadh e Sharjah), nonché di oltre 20 esperti regionali di diversi settori, tra cui politici, universitari, artisti e curatori. L’obiettivo del report è quello di contribuire alla promozione della cultura e dello scambio culturale all’interno della regione, supportando le parti interessati, dai politici agli enti responsabili, affinché amplino la loro comprensione di come la cultura possa essere impiegata nelle strategie di sviluppo. Il primo interessante elemento che emerge dallo studio riguarda la geografia dell’evoluzione del panorama culturale nelle varie regione del MENA. A detta del report, gli Stati del Golfo stanno adottando un approccio top-down, investendo fondi pubblici in nuove istituzioni e infrastrutture; al contrario, i paesi arabi del Levante e del Nord Africa stanno perseguendo un approccio bottom-up dove i protagonisti risultano essere le iniziative private di associazioni o fondazioni.

Lo stato del settore in Arabia Saudita

Come analizzato dal report, il settore Culturale e Creativo incide per l’1,6% sul PIL nazionale con una crescita del 13% rispetto all’ultima rilevazione nel 2018. Secondo il Cultural Creative Industry Index, realizzato per l’occasione dal Boston Consulting Group, il settore culturale e creativo si trova in piena fase ascendente con un punteggio medio di 4/10. La volontà di realizzare un indice non serve tanto a confrontare il settore con quello di altri paesi, ma piuttosto stabilire una linea di base e monitorare i suoi progressi sul terriorio. Il punteggio attuale riflette dunque l’alto potenziale del settore, dove l’impatto tangibile dei recenti sforzi avviati dal governo richiederà ancora alcuni anni per essere visibile.

Rispetto ai consumi, i settori culturali e creativi che presentano le migliori performance sono quelli connessi alla tecnologia, in particolare quello dei videogiochi che con un miliardo di fatturato nel 2020 segna un +47% rispetto al 2018. Un trend che conferma gli arabi tra i maggiori consumatori di tecnologie digitali e prodotti hi-tech; basti pensare che in Arabia Saudita l’85% della popolazione ha almeno un abbonamento a piattaforme digitali online come Netflix o Spotify e che il Regno detiene il primato come il maggior fruitore di contenuti YouTube pro capite in tutto il mondo. Di contro, invece, è emersa una certa difficoltà ad accedere a contenuti culturali in presenza sia perché essi risultano poco pubblicizzati sia perché spesso sono poco adatti alle famiglie. In generale, nonostante tutti gli intervistati dichiarino un elevato interesse a partecipare alla vita culturale del Regno, la spesa di settore è diminuita drasticamente: le persone che spendono meno di 100 Riyal saudita (corrispettivo di 23 €) al mese in eventi creativi e culturali sono passate dal 22,5% pre-Covid al 45,75% post-Covid.

Fonte: Il Sole 24 Ore