Il 5G industriale matura In tre anni 1,7 miliardi

L’assunto più rilevante dell’ultima edizione dell’Osservatorio 5G & Beyond della School of Management del Politecnico di Milano, presentato oggi, è il seguente: il 2023 è stato un anno importante per il mercato industriale delle reti mobili di quinta generazione, su scala mondiale ma anche in Italia. Lo è stato dal punto di vista tecnologico, con la definizione dei tre standard principali (le Release 15, 16 e 17, quest’ultima legata al cosiddetto “Massive IoT”) e l’avvio dello sviluppo delle due versioni di “perfezionamento” (Release 18 “5G Advanced” e 19 “5G Advanced+”) previste per la fine del 2025. E lo è stato, a maggior ragione, sotto il profilo del business. Tutti gli operatori di Tlc di prima fascia hanno infatti definito offerte commerciali di reti 5G Mpn (Mobile Private Networks) per le grandi imprese e nel contempo ne sono state confezionate diverse altre grazie a fondi privati, e quindi non più finanziate da fondi pubblici come avvenuto fino a oggi. Cosa significa questo? Che le aziende più innovative hanno compreso che questa tecnologia non è solo sinonimo di maggiore velocità di trasferimento dei dati, bensì una piattaforma attraverso la quale digitalizzare e automatizzare specifici processi operativi.

L’accelerata nello sviluppo delle reti 5G industriali, fanno notare i responsabili dell’Osservatorio, ha quindi un effetto diretto sulle dimensioni di un mercato rimasto finora a uno stato “embrionale” e in attesa delle giuste condizioni per far decollare la domanda. Il giro d’affari su scala europea potrebbe superare quota 1,7 miliardi entro i prossimi tre anni (servizi a valore aggiunto, come l’analisi dati in real time, esclusi), con l’Italia a pesare per circa il 10% di questo valore, posizionandosi al quarto posto in assoluto. Lo scenario più ottimistico traguarda inoltre il comparto oltre i due miliardi di euro a fine 2026 ma solo al verificarsi di più circostanze favorevoli, come la diffusione di progetti di mobilità autonoma o il successo di applicazioni verticali come la localizzazione in tempo reale di beni o mezzi di produzione nei siti industriali remoti. In caso contrario il valore del mercato potrebbe non superare l’asticella del miliardo.

Le potenzialità per uno sviluppo importante però ci sono e lo dimostrano anche i 117 progetti di rete privata 5G attivi in Europa (Regno Unito compreso), con Germania e Finlandia a fare da Paesi guida e l’Italia a fare la propria parte con sette nuove iniziative. Nel complesso, la maggioranza di questi progetti trova riscontro nel mondo manifatturiero (che incide per il 44% dei casi), grazie soprattutto ad automotive e comparto minerario, e in quello della logistica (per il 30%), con i porti a fare da locomotiva. A cosa serve la tecnologia mobile di quinta generazione in questi contesti? In cima alla lista delle esigenze svettano la copertura affidabile, le prestazioni e la possibilità di semplificare la gestione delle reti industriali. In linea generale, si legge nella nota che accompagna l’Osservatorio, la tecnologia di quinta generazione è dominante per tutte quelle applicazioni che lavorano in ampi spazi aperti (come i siti produttivi) dove non esiste una connettività cablata e dove altri sistemi wireless risultano poco adatti.

«La strada da percorrere per il pieno sviluppo del mercato 5G è stata tracciata – ha evidenziato Antonio Capone, responsabile scientifico dell’Osservatorio – ma è lunga e presenta alcuni ostacoli da superare, a cominciare dalle difficoltà economico-finanziarie degli operatori telco che incidono direttamente sulla velocità di sviluppo e roll out delle nuove reti pubbliche, una velocità al momento inferiore alle aspettative». Servirà un cambio di passo anche in termini di progettualità, oggi fortemente focalizzata sull’infrastruttura di rete e meno sulle applicazioni innovative, e nondimeno un approccio più propositivo in chiave 5G della filiera Ict, chiamata a strutturare un’offerta di servizi adeguata al nostro contesto produttivo. E poi il soggetto pubblico, che secondo Capone potrà giocare «un ruolo chiave in termini di propulsore o freno del mercato, in funzione delle scelte operate su vari fronti: dalle politiche sullo spettro delle frequenze ai limiti elettromagnetici, dagli incentivi alla domanda alla possibilità di diversificazione dei servizi di connettività». Senza dimenticare, infine, il ruolo che potrebbero giocare gli hyperscaler come Google Cloud, Amazon Web Services o Microsoft.

Fonte: Il Sole 24 Ore