Il Balletto dell’Opéra national de Paris e l’apertura di stagione con “Giselle”
Con le ventiquattro rappresentazioni programmate in apertura di stagione, il balletto che segna l’apogeo dell’estetica coreutica del primo Ottocento francese raggiunge le trecento alzate di sipario della scena tersicorea parigina. Un’edizione di “Giselle”, quella riproposta al Palais Garnier, che rispolvera la primigenia creazione di Jean Coralli e Jules Perrot del 1841 ma con l’adattamento coreografico firmato nel 1991 da Patrice Bart e Eugène Polyakov. Oggi è ancora questa la versione riportata in scena dal Ballet dell’Opéra national de Paris diretto da José Martinez e che, per l’occasione, squaderna ben otto cast impegnando alcune delle punte di diamante della nutrita schiera di stelle della massima compagnia d’oltralpe. Tra loro Dorothée Gilbert torna a misurarsi per l’ultima volta con l’efficacia drammatica di un personaggio “incontournable” della storia del teatro di danza e che con l’“étoile” francese gode di “arabesques” e “attitudes” da manuale, trascurabili imprecisioni e una tempra rara capace di disegnare aneliti d’amore, spasmi e raffinata stilizzazione. Al suo fianco colui che da un decennio trionfa per vigore tecnico e poderosa autenticità: Hugo Marchand modula con poderosa eleganza ogni “chagrin d’amour” di Albrecht consegnando brillantemente le sfide tecniche del secondo atto.
Pieno apprezzamento anche per Léonore Baulac e Marc Moreau che in altre recite tratteggiano il noto dramma romantico: se non sempre eccellente è l’esecuzione tecnica della giovane protagonista nel primo atto, convince la scena della follia per il netto scandaglio emotivo proposto come pure per lo smalto donato alle molteplici forme del “fantôme aérien” del secondo atto. Eleganza, moderazione e sobrietà sono le scelte che si ravvisano nel personaggio di Albrecht affidato a Moreau e che in questo caso ricorderemo anche per i poderosi salti che suggellano la sofferenza del giovane duca.
Da menzionare nel “pas de deux des paysans” la vivacità di Marine Genio e Andrea Sarri come pure la fine musicalità di Elizabeth Partington e Théo Ghilbert. Clara Mousseigne e Hohyun Kang, in alternanza nei panni di Myrtha, impreziosiscono la regina delle Villi rispettivamente con solennità e cura esecutiva.
Successo pieno per la compagnia che ancora una volta riconferma di indagare con oculatezza un repertorio ineludibile.
“Giselle”, coreografia di Jean Coralli e Jules Perrot, adattamento di Patrice Bart e Eugène Polyakov. Musica di Adolphe Adam.
Fonte: Il Sole 24 Ore