Il Bike Festival Riva del Garda festeggia trent’anni: la bici come mezzo di divulgazione del territorio

Forse non tutti sanno che la moda delle mountain bike è sbarcata in Italia sulle sponde del lago di Garda. Erano gli anni 90 del secolo scorso, il lago allora era famoso per il windsurf, ma ci fu un lungo periodo senza vento: fu così che il distributore americano di tavole da surf risolse il problema inviando le primo biciclette con ruote grosse e ammortizzatori, adatte al fuoristrada e ai sentieri di montagna. Gli operatori turistici cavalcarono immediatamente l’onda e dall’alto Garda il fenomeno Mtb si espanse all’Italia intera. Proprio a Riva del Garda fu creato il primo percorso in Italia pensato per mountain bike, il sentiero che porta a Bocca Larici, diventato un “must” per gli appassionati dello sterrato che poi hanno invaso il resto della Penisola.
Tra i Paesi trainanti del nuovo fenomeno dell’outdoor a due ruote c’era la Germania e per i tedeschi già allora il Garda era un “mare”. Dall’incrocio di questi due elementi – la mountain bike e l’accoglienza dell’Alto Garda Trentino – nacque il Bike Festival Riva del Garda. Fu Uli Stanciu, allora direttore di Bike Magazine, ad avere l’intuizione di importare in queste terre un festival a due ruote che fosse un’occasione unica per provare e testare dal vivo gli ultimi modelli, pensato in primo luogo per divulgare il territorio attraverso la bicicletta per il pubblico tedesco. Lui si era già convertito dal surf alla bici, si trattava di divulgare la novità tra i tedeschi: “Era il primo evento dove si potevano provare le due ruote, in particolare le mountain bike più innovative, non solo guardarle negli stand – ricorda Uli -, ma il punto di forza vero era il territorio”.
Alla prima edizione, nel 1994, i visitatori furono 4mila. Per i quattro giorni dell’edizione del 30° anniversario del Bike Festival, inaugurata il 2 maggio, se ne attendono almeno 60mila, forse 70mila, anche se il tempo di questo inizio maggio non è certo clemente. Ma, a differenza del windsurf, la bicicletta non teme il tempo. Ancora oggi per i tedeschi il lago rimane il “Garda See” e il Festival si rivolge in buona parte a loro, alla conoscenza del Garda Trentino attraverso le due ruote. Ma oggi un terzo dei visitatori è italiano, un pubblico attirato dalla possibilità di provare gli ultimi modelli, ma anche dall’accoglienza turistica di queste zone che hanno fatto del turismo una colonna dell’economia locale.
L’evento raccoglie 250 aziende e 350 brand delle due ruote, che mettono a disposizione 1.500 test bike, e si sviluppa su un’area di oltre 30mila metri quadrati, arricchito inoltre sul piano sportivo da gare ed experience. “È un grande piacere per me vedere ancora questo entusiasmo per l’evento 30 anni dopo. Il nostro obiettivo all’epoca era offrire alle persone esperienze che non potevano vivere nella loro vita quotidiana – ha commentato in occasione dell’inaugurazione Stanciu – e continuiamo a proporlo con successo ancor’oggi. Le biciclette, le star della Mtb, il Garda Trentino e le gare creano un mix che funziona molto bene”. Senza dimenticare la sostenibilità e l’accessibilità che sono i principi ispiratori di questa trentesima edizione.
Principi che vanno a corroborare l’economia che ruota attorno alla bicicletta. Il festival da solo produce un giro d’affari pari un milione e mezzo di euro, ma l’indotto complessivo è stimato da Oskar Schwazer, direttore di Apt Garda Dolomiti, su livelli che arrivano attorno ai venti milioni.
Poi l’effetto prosegue nel corso dell’anno. Nel 2023 le presenze turistiche nel Garda Trentino sono state di poco superiori al milione (+5%) – per il 37% di tedeschi ma per il 30% di italiani – con un totale di quattro milioni di pernottamenti. Più o meno due terzi dei turisti pratica attività outdoor e di questi poco meno della metà lo fa in bicicletta: vuol dire che 300mila presenze e oltre un milione di pernottamenti sono attribuibili alle due ruote.

Fonte: Il Sole 24 Ore