Il Centro paga 60 euro in più pro capite all’anno del Nord per la gestione dei rifiuti

Il Centro paga 60 euro in più pro capite all’anno del Nord per la gestione dei rifiuti

Sessanta euro separano il costo medio annuo pro capite di gestione dei rifiuti urbani di divario tra il Nord più virtuoso e il Centro dell’Italia dove i cittadini sostengono la spesa più alta, mentre rispetto al Sud questa differenza si riduce a circa 40 euro. Un divario riconducibile ovviamente al grado di efficienza dei sistemi di smaltimento in giro per la penisola, su cui pesa anche il ricorso all’export dei rifiuti che rappresenta una cifra distintiva soprattutto nel Mezzogiorno (con Campania e Calabria in testa).

Tornando alla spesa, il costo più basso riguarda, come detto, il Nord Italia dove l’asticella si attesta a 173,3 euro per abitante a fronte dei 233,6 euro pro capite del Centro e dei 211,4 euro del Sud. Tra le città che presentano la spesa più elevata si segnalano Venezia con 411 euro/abitante (la raccolta differenziata di questo comune si attesta al 63% circa), Cagliari con 296,7 euro/abitante (percentuale di raccolta pari al 76,8%) e Perugia con 291 euro/abitante (70,7% di raccolta). I costi minori si rilevano per Campobasso, 166,8 euro/abitante, Trento, 170,9 euro/abitante e Palermo con 185,3 euro/abitante. Spicca, poi, per il conto più salato la capitale Roma che presenta un costo di 272,9 euro/abitante.

L’Ispra ha poi calcolato anche la media annua pro capite a livello nazionale che, nel 2023, era pari a 197 euro per abitante (nel 2022 era leggermente più bassa, 192,3 euro), in aumento di 4,8 euro per abitante. Dentro questo valore, chiarisce il rapporto, sono inclusip più tasselli, dalla raccolta e trasporto delle frazioni differenziate (Crd), 52,9 euro/abitante, trattamento e smaltimento (Cts), 23,6 euro/abitante, raccolta e trasporto dei rifiuti urbani indifferenziati (Crt), 20 euro/abitante, trattamento e recupero (Ctr), 24,2 euro/abitante, costi comuni (Cc), 26,5 euro/abitante, costo di spazzamento e lavaggio (Csl), 24,5 euro/abitante, infine, costi d’uso del capitale (Ck), 22,1 euro/abitante.

Sui costi della raccolta, pesa poi il capitolo dell’export di rifiuti: nel 2023 l’Italia ha portato fuori dai confini il 4,6% dei rifiuti urbani prodotti, 1,4 milioni di tonnellate, a fronte di 319 mila tonnellate rifiuti importati. Campania, Lombardia e Calabria sono le regioni che esportano maggiormente i propri quantitativi. Ma verso quali destinazioni? Il rapporto Ispra indica Danimarca, Paesi Bassi, e Germania come gli Stati che sono maggiormente sollecitati sul fronte dell’approdo dei rifiuti urbani. Che, però, ancorché in piccola parte, sono anche importati: la Francia è il Paese da cui proviene il maggior quantitativo di rifiuti urbani, 101 mila tonnellate, corrispondente al 31,7% del totale importato; seguono la Svizzera con il 27,4% e la Germania con il 17,1% del totale. Le regioni che importano i maggiori quantitativi sono Lombardia e Liguria. In soldoni, si tratta di 319mila tonnellate di rifiuti urbani (+7,6% rispetto al 2022), di cui oltre 2mila tonnellate pericolosi, in prevalenza apparecchiature fuori uso. Ma importiamo anche vetro (41.3%), metallo (20,5%) e abbigliamento (10,8%), mentre i rifiuti esportati sono costituiti per il 39,7% da rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti e per il 27,4% da combustibile solido secondario (Css).

Fonte: Il Sole 24 Ore