Il Consiglio di Stato frena le demolizioni con Scia

Il Consiglio di Stato frena le demolizioni con Scia

Centrale è il tema della neutralità dell’impatto sul territorio. Una neutralità violata dall’incremento dei volumi. In sostanza, «con la ricostruzione si addiverrebbe a un immobile che presenta una volumetria e un’incidenza maggiore sul territorio». Non basta, allora, una Scia per un’operazione del genere.

Decisioni in controtendenza

Se questo passaggio segna un passo importante a favore delle tesi della Procura, non si può dimenticare che, negli ultimi mesi, sono arrivate decisioni di segno diverso. Un caso esemplare riguarda quanto successo, a luglio, con due decisioni di Cassazione penale e Tar Lombardia. La sentenza n. 26620 della Cassazione, infatti, ha respinto il ricorso di dissequestro del cantiere delle residenze Lac, al parco delle Cave. Anche in quel caso i giudici confermavano che la linea del Comune di Milano ha molti elementi di criticità. Per la sentenza, «interventi costruttivi di consistente rilievo, anche se unitari, ben possono richiedere, e ragionevolmente, per la loro complessità e per l’incidenza urbanistica che siano in grado di sviluppare rispetto alla situazione in atto, la realizzazione di un apposito strumento attuativo, sia esso di iniziativa pubblica o privata». Si parlava, in quella decisione, soprattutto del tema dei piani attuativi.

Quasi contemporaneamente, però, il Tar Lombardia (sentenza 2747/2025) si esprimeva su un altro cantiere (Urban jungle di via Razza n. 5). L’obbligo dei piani attuativi, per i giudici, è invece escluso «in presenza di una zona già completamente urbanizzata, quando la situazione di fatto evidenzi una completa edificazione dell’area, tale da renderla incompatibile con un piano attuativo».

Resta, insomma, la necessità di indicazioni univoche per comporre il quadro della materia. In questo senso resta sempre sullo sfondo la possibilità di un intervento normativo.

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Fonte: Il Sole 24 Ore