Il diamante “Florentiner” appartiene all’Italia? Mistero fitto sui gioielli della corona Asburgo
Per decenni si è pensato che i gioielli della corona asburgica, asportati poco prima della fine della Grande Guerra e dell’implosione dell’Impero austro-ungarico dalla vetrina XIII della camera del tesoro del palazzo imperiale di Vienna, fossero andati perduti. La notizia diffusa da Karl Habsburg, attuale capofamiglia degli Asburgo e nipote dell’ultimo imperatore Carlo, che alcuni di quei preziosi manufatti sono invece custoditi in un caveau in Canada, ha messo in moto studiosi e giuristi, perché la convinzione che si tratti di proprietà privata di Carlo I e della moglie Zita di Borbone-Parma, non convince diversi storici di primo piano. E troppi sono i punti oscuri.
Quando a inizio novembre 1918 vennero tolti dalla vetrina e portati in Svizzera, i pezzi erano ancora 38. Nella valigetta depositata in Canada ve ne sono 15. Alcuni di quei gioielli vennero venduti già nei primi anni del dopoguerra: contrariamente a Francesco Giuseppe e Sissi, Carlo I e Zita non disponevano di un grande patrimonio privato, cosicchè diversi preziosi vennero smembrati e passarono sicuramente di mano per far cassa, come ha ricostruito la storica Ilse Reiter-Zatloukal. Resta da capire però come mai le perle di Zita vennero affidate integre a Cartier per trovare acquirenti e invece altri manufatti vennero smontati e venduti a pezzi.
La “Legge Asburgo”
Nell’aprile del 1919 la nuova repubblica austriaca promulgò la cosiddetta “Legge Asburgo”, in virtù della quale esiliò la famiglia imperiale e ne inglobò il patrimonio, ad eccezione dei beni privati. I gioielli strettamente personali, sottolinea la storica Katrin Unterreiner, venivano tenuti al castello di Schönbrunn, e quelli della corona erano custoditi nella camera del tesoro in centro a Vienna. Tuttavia proprio quelli asportati dalla vetrina XIII, al momento dell’entrata in vigore della legge che espropriava i sovrani erano già fuori dal Paese. Un argomento portato da Karl Habsburg a sostegno della tesi che quei gioielli non possano essere rivendicati dallo stato austriaco. Tuttavia, fanno notare ancora gli storici che hanno approfondito la materia, nell’ultimo scorcio della guerra Carlo I aveva emanato una legge che proibiva l’esportazione di oro, argento, gioielli, perle e gemme, cosicchè i pezzi della Vetrina XIII avrebbero dovuto restare in Austria. L’imperatore violò la sua stessa legge? Non proprio, ha ribattuto Karl Habsburg in un’intervista con la TV austriaca ORF, perché il sovrano poteva fare delle eccezioni.
Un segreto da rispettare per cento anni
Enigmatica è anche la tempistica della ricomparsa dei gioielli in Canada. Dopo averli portati con sé oltreoceano nel 1940, Zita stabilì che la loro esistenza e la loro ubicazione avrebbero dovuto restare segrete fino al compimento del primo centenario della morte del marito: il primo aprile 2022 dunque, essendo Carlo I deceduto nell’esilio di Madera il primo aprile 1922.
Apparentemente solo due degli otto figli di Zita erano al corrente di quel corpus di gioielli: Robert e Rudolph, che poi informarono i propri figli. Non Karl, tuttavia, che sostiene di averlo appreso l’anno scorso dai cugini, dopodiché i necessari controlli, le perizie e i pareri legali hanno richiesto fino a questi giorni per poter dar corso alla rivelazione della loro presenza in Québec, nella certezza, così ritiene Karl, che si tratti di beni privati.
Fonte: Il Sole 24 Ore