
il Gap di Competenze e l’Importanza della Formazione
Quale può essere l’impatto di promozioni rapide e non pianificate? La domanda chiama in causa i cosiddetti “accidental managers” e un fenomeno accentuato dalla pandemia e dai cambiamenti organizzativi che ne sono derivati, la cui intensità potrebbe ulteriormente intensificarsi con il pensionamento dei baby boomer. Un sondaggio condotto da Robert Walters tra profili senior di diversa natura (manager, CXO, partner e imprenditori) ha provato ad indagare nelle pieghe di questa tendenza cercando di capire le ragioni del gap di competenze della leadership moderna. Ne è emerso un quadro per certi versi preoccupante, che evidenzia (per esempio) come oltre la metà dei nuovi manager si sia sentito sopraffatto o eccessivamente carico di lavoro nel momento in cui ha assunto il nuovo ruolo di responsabilità e come il 70% dei manager italiani oggetto di indagine abbia dichiarato di non aver mai ricevuto una preparazione formale per la propria posizione. Nonostante il ruolo cruciale che ricoprono, questa l’evidenza emersa, i leader confermano una carenza in fatto di formazione manageriale e rimarcano di conseguenza l’opportunità, per le aziende, di investire nello sviluppo di competenze che vanno oltre la semplice esperienza sul campo.
Le sfide da affrontare, si legge nella nota che accompagna lo studio, sono sempre più articolate (pensiamo per esempio alla gestione di team ibridi o al benessere dei dipendenti), eppure poco meno di due terzi degli intervistati (il 61% per la precisione) ha ammesso di non aver ricevuto alcun training su temi fondamentali come diversità, equità e inclusione. Un altro aspetto critico evidenziato dalla ricerca riguarda la cosiddetta “promozione silenziosa”: oltre un quinto dei manager ha dichiarato infatti di aver assunto maggiori responsabilità senza ricevere un titolo ufficiale, un adeguamento salariale o un adeguato supporto formativo. E tale meccanismo, se non gestito correttamente, può generare un forte senso di inadeguatezza nei neo leader, influenzando negativamente il loro rendimento e il clima aziendale.
Un fenomeno che colpisce molte imprese
Davide Maccagni, Country Director di Robert Walters per l’Italia, conferma in proposito come il fenomeno degli “accidental managers” colpisca un po’ tutte le imprese, dalle Pmi alle Corporate, con modalità differenti. «Nelle piccole aziende – ha spiegato al Sole24Ore.com – capita che queste figure ricoprano più ruoli senza che vi sia una struttura di contorno che ne accompagni la promozione. È una situazione per certi versi normale, perché spesso non c’è la possibilità di costruire un organigramma ben definito, ma non è sicuramente lo scenario ideale. Nelle grandi organizzazioni, invece, la priorità di fare efficienza porta in molti casi le figure senior ad ambire a un ruolo di leadership più ampio e rotondo, fermo restando che i passaggi di carriera sono notoriamente ben definiti».
Le criticità che “gli accidental manager” manifestano sono invece comuni a un po’ tutte le imprese, a prescindere dalle dimensioni, e riguardano la mancanza di doti comunicative e di interazione, di pensiero strategico, di capacità di time management per razionalizzare i propri compiti e quelli del proprio team e di intelligenza emotiva per leggere le situazioni e ascoltare le esigenze del gruppo.
Manager non formati e spesso insicuri
Le ripercussioni di una formazione carente, come testimonia in modo inequivocabile il rapporto, sono evidenti: il 47% dei manager ha infatti ammesso di essersi sentito sotto pressione o insicuro nel proprio ruolo, esponendosi al rischio di stress e burnout. Si tratta, come evidenziano gli esperti di Robert Walters, di una percentuale significativa, che riporta al centro dell’attenzione il tema di dover investire sulla formazione quale strada maestra per sviluppare una leadership più efficace. Il miglioramento delle competenze non è solo un beneficio per i leader stessi, ma per l’intera organizzazione: in un mondo del lavoro in costante trasformazione, un manager preparato rappresenta una risorsa strategica per il successo aziendale, perché si rafforza la capacità decisionale, si migliora la gestione dei team e si favorisce la creazione di un ambiente di lavoro più inclusivo e produttivo.
Fonte: Il Sole 24 Ore