
Il giallo di Choksi, magnate indiano rapito per una truffa da 1,8 miliardi
Il magnate della gioielleria Mehul Choksi, latitante, ha accusato l’India di aver orchestrato il suo rapimento da Antigua nel 2021. Il «giallo» internazionale è approdato in Tribunale a Londra.
Il caso davanti alla Corte
Choksi ha dichiarato davanti ai giudici britannici che Nuova Delhi aveva sia la “motivazione che le risorse” per portare a termine l’operazione. Il miliardario è ricercato in India in relazione alla frode da 1,8 miliardi di dollari ai danni della Punjab National Bank (PNB) e ha intentato causa contro il governo indiano presso l’Alta Corte di Londra, sostenendo di essere stato portato con la forza da Antigua alla Dominica in un tentativo di estradizione extragiudiziale. Era stato arrestato ad aprile.
Estradizione in India
Da allora, il governo indiano ha cercato di estradare Choksi, che è accusato insieme al nipote Nirav Modi, detenuto in Gran Bretagna dal 2019. Entrambi negano qualsiasi illecito nello scandalo di frode. Negli atti processuali, l’avvocato indiano Harish Salve ha respinto le accuse, affermando che “non c’erano prove che l’India avesse alcun coinvolgimento nei presunti eventi”. Tuttavia, Choksi sostiene di essere stato picchiato nel fallito tentativo di estorcere una falsa confessione e di coinvolgere l’opposizione politica indiana, il che, a suo dire, indica il coinvolgimento dello Stato nell’incidente.
Braccio di ferro giudiziario
L’avvocato di Choksi, Edward Fitzgerald, ha dichiarato alla corte: “Le prove indicano inevitabilmente che dietro tutto questo c’è l’India: avevano le motivazioni, avevano le risorse”. L’udienza di lunedì, la prima da quando Choksi ha presentato il suo caso l’anno scorso, si è tenuta per decidere quando accogliere la richiesta dell’India di respingere la causa di Choksi sull’immunità statale, secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters.
Fonte: Il Sole 24 Ore