Il “marketing” dei papi dalle monete alle medaglie

Il “marketing” dei papi dalle monete alle medaglie

Le medaglie papali, veri e propri capolavori di arte incisoria, fanno la loro comparsa all’inizio del Quattrocento, con papa Martino V (1417). Nel collezionismo, rappresentano una nicchia elitaria e colta all’interno della numismatica. Le medaglie, ancor più delle monete erano un mezzo di comunicazione e propaganda: a differenza di queste ultime infatti le prime potevano emanciparsi dalla rigida regolamentazione della zecca. Secondo tradizione, la moneta nasce intorno al VII secolo a.C. in Lidia, a opera del re Creso. Alla nascita della cristianità – dunque per definizione nell’anno zero – è in circolazione da secoli. «A un certo punto i sovrani capiscono che la moneta può essere adoperata anche nella sua funzione non economica, ossia di comunicazione», osserva Paolo Crippa, direttore del dipartimento di numismatica di Cambi Aste e titolare di Crippa Numismatica. Questa intrinseca proprietà di “marketing e pubblicità” dei potentati viene incrementata con l’avvento delle medaglie, nella cui creazione gli artisti potevano godere di una libertà maggiore rispetto a quella della produzione monetaria. I papi, da sempre grandi comunicatori, con la loro ricchezza avvezzi ad avvalersi dei servigi dei migliori architetti e artisti, si profondono nell’impiego di risorse anche per la fabbricazione delle medaglie. Che, da veri e propri oggetti d’arte, recano la firma dell’incisore. «Il maestro di zecca doveva rigidamente attenersi alle regole del conio; la moneta, per essere considerata autentica, doveva recare caratteristiche ben precise, valendo per la purezza del metallo di cui era fatta e per il suo peso».
Ma a un certo punto possedere un semplice mezzo di pagamento, alle famiglie più facoltose e potenti non basta più. Così, «chiunque ne aveva la possibilità economica, correva a farsi fare dagli artisti più in voga delle medaglie di famiglia, per poi regalarle anche in occasioni di viaggi, relazioni diplomatiche». La produzione fiorisce. «Una medaglia di scuola italiana del Cinquecento risulta più pregiata rispetto a scuole di altre nazionalità», prosegue Crippa. Con l’afflusso in Europa di metalli preziosi successivo alla scoperta delle Americhe (1492), le medaglie si fanno più grosse e opulente (soprattutto nel Barocco). Le raffinate medaglie di scuola pontificia erano (e sono) sia annuali che straordinarie, ovvero coniate annualmente oppure in occasione di viaggi del pontefice o di eventi speciali in generale.

Il “chi” e il “cosa”

Tanto per le monete che per le medaglie, sul fronte campeggiava il “chi”: l’effigie del signore o del papa; in altre parole: l’appartenenza. A rovescio, il “cosa” ovvero la “seconda comunicazione”, scelta fra gli argomenti più disparati: si trovano figure allegoriche, religiose, raffigurazioni di eventi anche familiari, scene di caccia, simbologie le più varie.

Il collezionismo di medaglie e monete

Il collezionista di monete segue una logica di acquisto maggiormente orientata all’investimento. I collezionisti di monete esistevano già nell’antichità: «Gli imperatori romani collezionavano le monete greche, per esempio», rivela Crippa. Il collezionista di medaglie invece «segue soprattutto l’aspetto culturale», potendosi classificare come “collezionista puro”. Per dire, può collezionare medaglie chi ama solo le belle arti e determinati artisti.

Il collezionismo numismatico ha uno spettro più ampio: «Può interessare sia il ragazzino delle medie che il centenario. Quello della medaglistica invece è un collezionismo più maturo, esclusivo, culturalmente elitario». In proporzione, le monete costano più delle medaglie, e ci si può imbattere ancora in valutazioni decisamente interessanti: potrebbe capitare di poter acquistare in asta una medaglia barocca a poche centinaia di euro.

Quotazioni e passaggi in asta di monete e medaglie dei papi

Per quanto riguarda le monete papali, Cambi Aste in collaborazione con Crippa Numismatica il 9 febbraio 2022 ha stabilito diversi record. Una quadrupla in oro di Urbano VIII del 1634 ha avuto un realizzo di 162.500 euro diritti inclusi, da una stima di 35.000 euro, grazie al suo stato di conservazione eccezionale. Anche una quadrupla in oro di Alessandro VIII del 1690 ha avuto una rivalutazione multipla: partendo da una base d’asta di 30.000 euro è arrivata a quotarne 150.000. Nella stessa asta, Innocenzo XI (1676) ha fruttato 137.500 euro, sempre con diritti, da una valutazione iniziale di 35.000.

Fonte: Il Sole 24 Ore