
Il medico di Wanda Marasco trionfa alla Fenice
Una vittoria di misura al Premio Campiello. Conquista il riconoscimento letterario creato dagli industriali veneti nel 1962 “Di spalle a questo mondo” di Wanda Marasco (Neri Pozza), la storia vera di Ferdinando Palasciano, medico vissuto a Napoli alla fine dell’800 e che per un anno, a causa dei suoi deliri, fu interato in manicomio.
Il romanzo ha ottenuto 86 voti dalla giuria popolare di 300 lettori (282 i voti effettivi). A soli 3 voti di distanza (una differenza così piccola non si vedeva da tempo), “Bebelplatz” di Fabio Stassi (Sellerio). Terzo posto, con 58 voti, per la raccolta di racconti “Inverness” di Monica Pariani (Polidoro). A seguire “Troncamacchioni” di Alberto Prunetti (Feltrinelli), 36 preferenze, e infine “Nord Nord” di Marco Belpoliti (Einaudi) con 19 voti. La cerimonia si è svolta, come da tradizione, al Teatro La Fenice di Venezia e trasmessa in diretta da Rai 5 con la conduzione di Giorgia Cardinaletti: ogni libro è stato introdotto dalla descrizione dei BookToker, segno che anche il Campiello strizza l’occhio ai giovani ed è consapevole che chi parla di libri su TikTok è in grado di influenzare le classifiche. Luca Barbarossa e la Social Band hanno poi associato a ciascun libro una canzone. Non è un caso che per il romanzo di Wanda Marasco la scelta sia ricaduta su “La cura” di Franco Battiato perché la cura era una vera ossessione per Ferdinando Palasciano: curava i poveri e anche i nemici in guerra, un Gino Strada dell’800 lo definisce l’autrice che ha usato la follia dell’uomo come forma di conoscenza “perché -dice Marasco- la follia ha la capacità di portarci alla verità dell’uomo”.
Un altro tipo di follia, quella distruttiva dei nazisti, viene indagata in “Bebelplatz” di Fabio Stassi (Sellerio): un viaggio attraverso i roghi dei libri compiuti in Germania negli anni ‘30. Nella lista nera erano finiti anche scrittori italiani come Emilio Salgari, considerato antimperialista, e una scrittrice di romanzi rosa omologata al potere fascista, Maria Volpi, “colpevole” di aver scritto romanzi in cui le donne erano libere e autonome. “Senza rendersene conto scrisse contro il patriarcato -dice Stassi- che è il fondamento di ogni potere autoritario”. Ancora fatti storici in “Troncamacchioni” di Alberto Prunetti (Feltrinelli), fatti ricavati da atti giudiziari e memorie tramandate dalla gente comune. La Maremma ribelle e proletaria della prima metà del ‘900 con giovani che disertavano durante la Prima Guerra mondiale e uomini che poco dopo si opposero al Fascismo. “Racconto la storia degli ultimi -dice Prunetti- Anche oggi la storia la fanno i perdenti che non hanno parole, come per esempio chi fugge da Gaza”.
Le relazioni umane, dall’amicizia all’amore, sono invece al centro della raccolta di racconti “Inverness” di Monica Pariani (Polidoro). Le insolite geometrie dell’amore, il desiderio di essere visti e scelti. “Inverness è una città scozzese – spiega Pareschi- ma è anche una parola che evoca l’inverno, l’inverno interiore che accomuna molti di questi racconti”. Le memorie personali, gli incontri e i luoghi sono, infine, al centro di “Nord Nord” (Einaudi) in cui Marco Belpoliti alterna il racconto di alcuni protagonisti del mondo della cultura soprattutto milanese, al racconto di particolari come i nidi di coccinelle nel garage della sua casa in campagna, “perché -dice Belpoliti- dobbiamo avere la capacità di sorprenderci delle piccole cose”. Si chiude così la 63esima edizione del Campiello, “un premio -dice Raffaele Boscaini, presidente di Confindustria Veneto e della Fondazione Il Campiello- nato dall’impegno degli industriali veneti nei confronti della cultura, una forma di restituzione, un gesto che ieri come oggi non è scontato. Un premio che ha radici solide, ma è in costante evoluzione”.
Fonte: Il Sole 24 Ore