Il Museo dell’Arte Salvata riapre nella Sala Ottagona

Il Museo dell’Arte Salvata riapre nella Sala Ottagona

Dopo una lunga chiusura, giovedì 26 giugno ha riaperto le sue porte nella suggestiva cornice della Sala Ottagona delle Terme di Diocleziano il Museo dell’Arte Salvata (MAS). A fare gli onori di casa è stata Edith Gabrielli, direttrice del Vittoriano e di Palazzo Venezia, che ricopre anche il ruolo di direttrice ad interim del Museo Nazionale Romano, subentrando a Stéphane Verger.

Gabrielli ha smontato fin da subito le critiche che erano state mosse al progetto del MAS, ossia l’accusa di decontestualizzazione delle opere, raccolte, per periodi anche non brevi, in un “museo di transito”. A chi, come il filosofo francese Robert de la Sizeranne, paragona le opere musealizzate a “cadaveri”, Gabrielli risponde con decisione: “la nostra sfida è dimostrare il contrario”. Il MAS si pone infatti come uno spazio dinamico, capace di restituire significato e contesto a beni trafugati, dispersi e mai mostrati al pubblico, rendendoli accessibili e comprensibili, anche grazie a strumenti museologici flessibili e innovativi. Per le opere trafugate, dal sottosuolo o dal letto del mare, la questione si complica: si tratta spesso di oggetti senza un passato espositivo, privi di un contesto noto, veri e propri “beni al limite”, come li ha definiti Gabrielli. Antichità che – per il pubblico –sono oggetti nuovi, a tutti gli effetti. Da qui l’idea provocatoria di Gabrielli: “sono come opere di arte contemporanea”.

 

Il valore simbolico del luogo, come ha sottolineato il direttore del Dipartimento per la tutela del patrimonio culturale e del Paesaggio (DIT) Luigi La Rocca, è centrale. Il MAS non si limita a custodire queste opere, ma restituisce alla collettività beni che rischiavano di essere dispersi o dimenticati. Dopo importanti interventi di restauro e riallestimento, la nuova esposizione del MAS racconta storie di salvataggi, operazioni di polizia e collaborazioni internazionali. Il museo diventa così una piattaforma attiva di restituzione e conoscenza, fondata su una rete tra Ministero, Carabinieri TPC, procure e polizie straniere, restauratori, ricercatori e comunità scientifica.

Fonte: Il Sole 24 Ore