Il mutuo soccorso verso nuove frontiere: «Pronti a rivedere le norme»

Il mutuo soccorso verso nuove frontiere: «Pronti a rivedere le norme»

Inquadrare le società di mutuo soccorso in un ecosistema cooperante che vede la sanità integrativa sempre più al centro. Rivisitare le norme senza perdere di vista il paradigma. Riconoscere il ruolo (e l’impatto) dell’economia sociale nel sistema Paese. Questi sono solo alcuni degli spunti emersi nella mattinata di lavori organizzata ieri da Fimiv e Fondazione Terzjus, «Le società di mutuo soccorso tra solidarietà e sussidiarietà».

Il piano d’azione nazionale per l’economia sociale

Riflettori puntati, dunque, sul Piano di azione nazionale per l’economia sociale. Che, per Antonio Chelli, presidente della Fimiv, nel perseguire l’obiettivo di perimetrare i soggetti che popolano un comparto così vasto – individuando anche azioni utili ad accelerarne lo sviluppo – può essere una svolta per l’inquadramento delle società di mutuo soccorso.

«La bozza del piano individua le peculiarità delle società di mutuo soccorso (Sms) che, nel Codice del Terzo settore del 2017, erano rimaste sullo sfondo e avevano bisogno di chiarimenti», ha spiegato. «In questo la stesura del piano aiuta e viene incontro a molte delle nostre richieste. Al punto 22, ad esempio, si ribadisce come le Sms siano Ets a pieno titolo. Una precisazione che può apparire pleonastica ma che spesso va ribadita per evitare l’assimilazione alle imprese profit. O ancora al punto 56, si distingue, per la prima volta a livello normativo, tra società di mutuo soccorso storiche, attive nelle piccole comunità, e mutue sanitarie, con un raggio di azione più ampio».

La revisione della norma

Non solo: nel testo, si accenna anche a un potenziale aggiornamento della legge istitutiva del mutuo soccorso (3818/1886), per rispondere all’evoluzione storica e sociale. «Siamo aperti a un confronto con istituzioni ed esperti per una rilettura della legge», ha chiarito Chelli, «un’operazione che non dovrà però mettere in dubbio i principi solidaristici che animano il mutuo soccorso, il patrimonio intergenerazionale (tenendo fermo il divieto di erogare il dividendo ai soci), la natura non commerciale e il principio della “porta aperta”». Basi di cui tenere conto anche nel contrasto alle «mutue spurie» che, operando in ambiti e con obiettivi diversi da quelli previsti, causano un danno reputazionale. Evitabile tanto con un’attività di vigilanza ministeriale efficace quanto definendo identità, quadro fiscale e missione degli enti mutualistici. Anche con strumenti come l’anagrafe della sanità integrativa, attiva da tempo, e un cruscotto in fase di sperimentazione nel quale si chiede ai fondi integrativi di delineare le prestazioni erogate.

Fonte: Il Sole 24 Ore