
Il numero di morti per annegamento in Europa ai minimi dal 2011: le strategie in campo
La tendenza al ribasso, questa volta, è un buon segno ma, come sottolineano gli esperti, «si deve fare di più». Calano gli annegamenti tra spiagge e piscine. Merito di una maggiore informazione, ma anche dei servizi di soccorso e assistenza. I dati elaborati dall’Eurostat dicono che, nel 2022, ci sono stati 4.810 decessi per annegamento e immersione nell’UE, 194 in meno rispetto al 2021, quando se ne sono contati 5.004, con una diminuzione del 3,9%.
Anche la quota di annegamenti e decessi per immersione su tutti i decessi accidentali è leggermente diminuita, dal 3,1% nel 2021 al 2,8% nel 2022. Si tratta del numero più basso dal 2011, quando è iniziata la raccolta dei dati, e quando «gli annegamenti e le vittime di immersione hanno rappresentato il 4,2% di tutti i decessi accidentali». Nella classifica il numero più alto di decessi per annegamento e immersione è stato segnalato in Francia con 784 vittime, in Germania con 542 vittime, seguita da Polonia con 535, Romania con 472 e Spagna con 449 . I numeri più bassi dell’Ue sono stati registrati in Lussemburgo con 1 vittima, Malta con 3, Cipro con 13 e Slovenia con 25. «Come negli anni precedenti, le morti per annegamento erano più comuni tra gli uomini che tra le donne – si legge nel rapporto Istat -. Nel 2022, questo è stato il caso in tutti i paesi dell’Ue. Tuttavia, in Slovenia 14 uomini, 11 donne, la differenza era meno sostanziale che in altri paesi dell’UE. In Lussemburgo, l’unica vittima era l’unico».
Il caso italiano
C’è il caso italiano dove il fenomeno è particolarmente sentito dalle istituzioni. Non a caso l’Iss, istituto superiore della sanità, ha stretto una collaborazione con 9 Regioni (Friuli Venezia Giulia, Liguria, Molise, Piemonte, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto e Sicilia) per realizzare una campagna di sensibilizzazione. Punto di partenza il fatto che «più di metà degli annegamenti delle piscine riguarda i bambini fino a 12 anni, e in generale delle circa 330 persone che muoiono in media ogni anno per questo motivo il 12% ha meno di 18 anni». Obiettivo dell’iniziativa, come sottolineato da Andrea Piccioli, direttore generale dell’Iss, è «instaurare un corretto rapporto con l’acqua, fondamentale per la crescita dei nostri bambini. Con alcune attenzioni si possono ridurre i rischi che inevitabilmente sono connessi a questo elemento».
Il dato sui decessi
In Italia muoiono ogni anno per annegamento in media circa 328 persone, di tutte le età. «Nei 5 anni dal 2017 al 2021 (dati Istat), sono morte per annegamento 1642 persone. Di queste, il 12.5% (ovvero 206) aveva un’età dagli 0 ai 19 anni. Si tratta di circa 41 decessi ogni anno che riguardano bambini o ragazzi adolescenti, con i maschi che rappresentano un cospicuo 81% di tutte le mortalità per annegamento in età pediatrica – sottolinea l’Iss -. Il tasso di mortalità è di 0,4/100.000 abitanti. I casi aumentano con l’aumentare dell’età, anche se non in maniera lineare (la fascia di età 1-4 anni presenta più casi di quella 5-9 anni), fino ad arrivare agli adolescenti, che da soli coprono il 53.4% di tutti gli annegamenti da 0 a 19 anni».
In questo scenario è importante il comportamento sia dei bambini che dei genitori o degli accompagnatori. «Molto spesso la bandiera rossa che sventola in caso di mare mosso – sottolineano i bagnini delle postazioni del Golfo del Leone nella Sardegna sud occidentale – viene ignorata e, tanto i giovani quanto gli adulti compiono atti imprudenti che ci costringono poi a intervenire per riportarli in salvo. Sarebbe opportuno che, invece, i consigli e le regole venissero rispettate».
Fonte: Il Sole 24 Ore