Il paradosso dell’Italia: esporta la carta che ricicla, ma poi la ricompra

Il paradosso dell’Italia: esporta la carta che ricicla, ma poi la ricompra

Il nostro Paese esporta 1,73 milioni di tonnellate di carta da riciclare, un quarto di quella raccolta dai cittadini e imprese italiani e l’equivalente di oltre 60mila container di medie dimensioni. Ma gli stessi materiali esportati sono quelli che poi vengono reintrodotti in Italia sotto forma di prodotti finiti acquistati. Un paradosso – svelato da un rapporto di Ambiente Italia realizzato per Assocarta in occasione della sua Assemblea pubblica – che deriva dallo squilibrio tra la crescita della raccolta interna e la capacità di assorbimento da parte dell’industria cartaria nazionale, su cui picchiano fattori come i crescenti costi energetici.

Cresce l’import al 12,7 per cento

Nel 2024 il settore cartario ha registrato un recupero generale degli indicatori di domanda (+6,2%) e produzione (+7,8%), a fronte di un fatturato di 8,3 miliardi di Euro (+1,5%) generato da 19mila addetti diretti in 151 cartieri. Ma crescono anche le importazioni del 12,7% che soddisfano oltre il 54% della domanda interna confermando una perdita di competitività sul mercato interno dei prodotti nazionali. E dopo un biennio di contrazione, torna a crescere la domanda estera che registra un aumento dell’11,2% sul 2023 con un export per lo più diretto verso Francia, Germania e Spagna, in particolare per le carte e cartoni da imballaggio (+15,4%). L’industria cartaria italiana ha conosciuto – soprattutto negli ultimi cinque anni – una forte crescita del tasso di riutilizzo della carta da riciclare (intesa come rifiuti di carta pre- e post- consumo) nella produzione nazionale, passato da una media del 55% tra il 2010 e il 2019 a valori medi del 64% tra 2020 e 2024 (con un picco del 67% nel 2023). Ciononostante, le quantità esportate e non utilizzate dall’industria cartaria nazionale restano significative (una media annua di 1,73 milioni di tonnellate nel periodo 2020-2024) e rappresentano, nella media 2020-24, il 21% della produzione cartaria interna e poco meno del 25% della raccolta interna.

Necessario un «Paper industrial Deal»

Per mettere in sicurezza il settore cartario italiano in questo contesto politico-economico incerto ci vuole un «Paper Industrial Deal», ovvero «un decalogo di dieci temi» su cui bisogna agire. Lo ha spiegato il presidente di Assocarta, Lorenzo Poli, nel corso dell’Assemblea pubblica dell’associazione, in corso oggi a Roma. Gli obiettivi illustrati da Poli vanno dalle misure per ridurre il prezzo del gas a quelle per tutelare la qualità dell’aria indoor attraverso sistemi innovativi di asciugatura, passando per decarbonizzazione, efficienza energetica e supporto alla transizione circolare e al riciclo di prossimità. “Noi oggi subiamo molto i Paesi vicini”, ossia “Germania, Francia e Spagna”, che vivono meno problemi come il costo dell’energia, che invece in Italia pesa parecchio su un settore energivoro come quello della carta.

Centocinquantuno stabilimenti in tutta Italia

«Il nostro è un settore che dà delle certezze: quella di 151 stabilimenti che da anni producono carta, e nessuno è stato chiuso negli ultimi anni», ha proseguito Poli. «La carta italiana ha una certezza nella resilienza del settore, che non è più il secondo in Europa perché l’anno scorso siamo diventati terzi, ma sulla sostenibilità del materiale» e circolarità supera «ogni parametro». «Siamo un settore che non riesce a interpretare le necessità di costo che servono per essere competitivi. Vediamo un mercato estremamente rigoglioso, pieno di iniziative e nuove situazioni da interpretare, ma poi vediamo la difficoltà dei nostri stabilimenti di stare al passo con la competitività straniera – ha detto il presidente di Assocarta.

Fonte: Il Sole 24 Ore