Il Pompidou con «Paris Noir» apre alla modernità africana

Il Pompidou con «Paris Noir» apre alla modernità africana

In Senegal il pan-africanism prese il nome Negritude. Allo stesso modo della Nigeria e come in molti stati africani, l’arte moderna in Senegal si sviluppò negli anni dell’indipendenza (4 aprile 1960). Il ritorno di Léopold Senghor, che assunse la carica di Presidente, segnò l’avvio di numerose riforme costituzionali, economiche e culturali.

Senghor dette molto spazio alla formazione degli artisti con l’apertura o l’ampliamento di nuove accademie d’arte e in uno spirito di rinnovamento che riempiva gli animi della gente, molti artisti della diaspora – tra cui, i noti Iba N’Daye (1935-2015), Papa Ibra Tall (1928-2008) – tornarono in patria per insegnare nelle accademie ed insieme sperimentare nuove forme.

“Quando abbiamo aperto una nuova sede della galleria a Dakar, nel 2018 la questione dell’arte moderna senegalese si è posta immediatamente” riferisce la gallerista Cécile Fakhoury, che oggi rappresenta l’estate di Souleymane Keita (1947-2014), artista con Théodore Diouf (1949) tra i maggiori esponenti dell’Ecole de Dakar e del modernismo astratto. Le loro opere oggi sono presenti nelle collezioni private in Africa e sempre di più internazionali.

Come manifesto della mostra, «Paris Noir» ha scelto «Self-Portrait», una tela che l’artista sud-africano Gerard Sekoto dipinse nel 1947, poco prima di partire per la Francia dove morirà nel 1993. «Self-Portrait» era già stato esposto alla Biennale di Venezia, «Stranieri Ovunque», curata da Adriano Pedrosa. Figlio di un pastore luterano, già da bambino gli fu insegnato a suonare l’organo per accompagnare le funzioni religiose. Sekoto amava dipingere lo fece sempre, ma fu grazie al suo talento come musicista e compositore che riuscì a mantenersi tutta la vita. E oggi, Paris Noir ce lo restituisce in tutta la sua grandezza di pittore. Artprice riferisce che i passaggi in asta per le sue opere sono stati oltre 800. Il top lot, una piccola tela, senza data «Yellow Houses. Distric Six (Distric Six è uno storico quartiere multietnico di Cape Town), battuta da Bonhams a Londra nel 2011. Stimata 200-300mila £, è stata venduta a 520 mila £.

Il ruolo degli etiopi e degli altri

Nella autorevole narrazione che «Paris Noir» propone del Panafricanismo emerge come l’Etiopia occupi un posto di rilevo nella cultura panafricana, questo perché già nella seconda metà dell’’800, quando molti stati africani furono conquistati dalle potenze coloniali europee l’Etiopia resistette fino al 1937, anno in cui fu occupata dall’esercito italiano, due anni prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. In mostra diversi i dipinti di Skunder Boghossian, già noto in passato poiché è stato il primo artista etiope le cui opere furono acquisite da due musei internazionali, il Musée d’Art Modern a Parigi, nel 1963 e il Museum of Modern Art di New York nel 1965. Skunder ancora ragazzo, come altri giovani studenti etiopi fu mandato a studiare a Londra dall’Imperatore Hailé Selassié, per poi tornare in patria e formare le future generazioni. Skunder non rimase a lungo a Londra, mosse verso Parigi, dove arrivò nel 1957 e ben presto entrò in contatto con alcuni tra gli artisti più ‘branché’ di allora.

Fonte: Il Sole 24 Ore