
Il presidente Bundesbank: «La debolezza del dollaro? Occasione per l’Europa»
«Questo è il momento dell’Europa, è la nostra occasione. Possiamo fare molto per rafforzare la nostra posizione nel contesto globale. E il ruolo dell’euro è centrale per raggiungere l’obiettivo: la moneta unica è al secondo posto nelle riserve valutarie globali e il 40% delle fatture commerciali mondiali è denominato in euro. L’Europa è uno dei più importanti mercati globali, dato che è il primo partner commerciale per oltre 70 Paesi al mondo. La debolezza attuale del dollaro rappresenta una finestra di opportunità, ma dobbiamo fare la nostra parte». Il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, non nasconde il suo spirito europeista e il suo ottimismo sulle possibilità del Vecchio continente. Intervistato dal direttore del Sole 24 Ore Fabio Tamburini durante “Young Factor” promosso dall’Osservatorio Permanente Giovani-Editori con il partner Intesa Sanpaolo, non si nasconde però dietro un dito: «L’Europa – dice – deve fare di più». Altrimenti, sottintende, l’occasione che ci viene indirettamente offerta dalla politica dei dazi di Trump («una pessima idea di politica economica») e dalla debolezza del dollaro non potrà essere sfruttata in pieno.
«La classe politica agisca»
Cosa fare – osserva Nagel – è noto a tutti ormai. Il problema è farlo. «I rapporti elaborati da Enrico Letta e Mario Draghi mettono in luce tutte le criticità dell’Unione europea. Ora è il momento di mettere in atto le loro ricette: l’implementazione è ormai fondamentale. Non possiamo più aspettare, occorre agire rapidamente. Punto». Tra le tante cose da fare, Nagel mette l’accento su alcune che ritiene prioritarie. «L’Europa deve ridurre la frammentazione dei mercati dei capitali e completare l’Unione bancaria». Il presidente della Bundesbank su questo è molto perentorio, anche se è proprio il Governo tedesco quello più scettico a completare la gamba mancante proprio dell’unione bancaria: la garanzia europea dei depositi fino a 100mila euro. Ma unire il mercato dei capitali e quello bancario è – a suo avviso – prioritario: «Questo renderebbe l’Europa più attrattiva per gli investimenti». Insomma: «Se facciamo il nostro dovere su questi fronti, poi diventeremo più competitivi». E gli investimenti ci servono come l’aria: «Pensiamo per esempio al solo fatto che in Europa non abbiamo un’infrastruttura Cloud, ma dobbiamo affidarci alle big tech statunitensi».
Il messaggio che arriva chiaro e forte dal Presidente della banca centrale tedesca è molto semplice: la Banca centrale europea ha fatto la sua parte, ora tocca alla classe politica. «La Bce ha fatto molto negli ultimi anni per ripristinare la stabilità dei prezzi, quest’anno abbiamo centrato il nostro obiettivo del 2% – osserva -. Abbiamo gettato le basi per la crescita economica, ma ora la responsabilità di fare il resto è in mano alla classe politica». Che deve agire su una maggiore unificazione (partendo da banche e mercato dei capitali), necessaria per far circolare i soldi necessari per investire. Ma l’Unione europea deve anche affrontare la sfida del lavoro: «Alla Bundesbank nei prossimi 10 anni andrà in pensione il 40% dei dipendenti – spiega -. Bisognerà compensare. Abbiamo bisogno da un lato di immigrazione qualificata in Europa, dall’altro di investire in tecnologia per mantenere la produttività. L’Europa deve essere un luogo attrattivo per i lavoratori».
Dazi e stimoli fiscali
L’Europa deve anche negoziare bene con gli Stati Uniti sui dazi: «Bisogna evitare lo scontro e trovare un compromesso – afferma -. L’Europa è forte, ha 450 milioni di abitanti e siamo un forte partner commerciale: se non si arriva a un compromesso, il prezzo più caro in termini di crescita e inflazione lo pagheranno gli Stati Uniti. Per questo credo che ci sia spazio per negoziare».
Parlando di investimenti, il discorso non poteva che cadere sulla Germania, che negli ultimi anni ha registrato una pesante crisi economica ma ora cerca di ripartire con il piano da 500 miliardi di investimenti in infrastrutture oltre a quelli in difesa. «Quando ho visto l’entità del piano Merz sono rimasto colpito – commenta Nagel -. La Bundesbank aveva fatto una proposta su come riformare il limite all’indebitamento e investire di più, ma non era arrivata a una cifra così elevata. Io credo che stiamo andando nella direzione giusta e i benefici arriveranno all’intera Europa. Prevediamo risultati molto positivi».
Fonte: Il Sole 24 Ore