Il restauro svela il vero aspetto del Volto Santo

Il restauro svela il vero aspetto del Volto Santo

Ti guarda dall’altissimo, con uno sguardo dolce e umano. Il suo volto si sporge molto e pare sussurrare: «Fermati e ascolta parole di vita». Il Volto Santo ha ritrovato il suo incanto e il suo incarnato. Brillano i suoi occhi così espressivi, la sua forza magnetica che ha portato nella Cattedrale di San Martino a Lucca pellegrini e credenti, turisti e passanti dal IX secolo a oggi. La nuova vita della scultura è stata resa possibile dal restauro durato quattro anni, sostenuto dall’investimento di 600mila euro della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca: il Cristo, cantato anche da Dante nell’Inferno, ora è tornato fra noi.

La figura di Gesù, scolpita nel legno di noce, è avvolta in una lunga tunica con le maniche, a differenza di quanto avviene nei crocifissi medievali e delle epoche successive caratterizzati dal perizoma e dalla sofferenza. Questo di Lucca è un Cristo Salvatore triumphans, il Crocifisso vittorioso sul male e la morte. Per quanto riguarda la realizzazione dell’opera, il legno è svuotato sul retro in tutta la sua lunghezza e la testa è chiusa da un coperchio in legno di castagno, in passato rivestito di tessuto rosso, in cui forse si collocava un antico scomparto per le reliquie.

Negli anni passati, le analisi al carbonio 14 su alcuni frammenti di legno avevano fatto proporre una datazione al IX secolo e ora l’analisi dendrologica del legno della croce conferma una collocazione attorno all’860 e ribadisce che l’assemblaggio tra le due parti è originale e coevo. Si tratta di nuove informazioni acquisite grazie al restauro diretto dal Settore di restauro Sculture lignee policrome dell’Opificio delle Pietre Dure ed eseguito da Francesca Spagnoli. Lo stato di conservazione del crocifisso, collocato dalla fine del Quattrocento all’interno del tempietto realizzato da Matteo Civitali nella Cattedrale, era così precario da rendere necessario l’intervento: uno strato di sporco non uniforme su tutta la superficie lignea aveva cambiato i colori del capolavoro e alcune spaccature facevano temere per la salute del legno. Ora, è riemersa un’immagine inedita dell’opera: nella prima testimonianza sinora nota, datata agli inizi del Trecento, una miniatura del Codice Tucci Tognetti la mostrava azzurra. Oltre al recupero di un’alfa e un’omega in foglia oro su fondo azzurro, sulla sommità della croce, si apprezzano due policromie precedenti, nei toni del rosso e del blu, arricchite da motivi decorativi a fasce e a palmette. Nella veste vi è uno strato pittorico di lapislazzuli di altissima qualità e alcuni campioni stratigrafici mostrano che nel tempo la doratura della veste è stata ripetuta, utilizzando la medesima tecnica a foglie d’oro sovrapposte. Oltre alla cura della superficie lignea, si è deciso di rinforzare la struttura, posizionando un sostegno metallico sul retro della croce e all’interno del Cristo, per distribuire le forze in maniera omogenea e fare in modo che il corpo non gravi esclusivamente sui sei perni in legno originali.

Così com’è oggi, il Volto Santo non l’aveva mai visto nessuno: «Siamo davanti a una croce originale del IX secolo, una delle tre sole sculture lignee altomedievali, insieme a una in Belgio e a quella del Duomo di Sansepolcro, esistenti al mondo – spiega Francesco Niccoli, responsabile della segreteria scientifica della Cattedrale di Lucca, durante la visita al cantiere –. Adesso possiamo ammirare il vero volto di Cristo, nato in una cultura carolingia/benedettina, quello che fin dall’XI secolo faceva arrivare migliaia di pellegrini da tutta Europa». I credenti giungevano a Lucca dalla Francia e dalla Scandinavia, dall’Islanda e dall’Inghilterra per venerare la croce che – così racconta il diacono Leobino nella Leggenda – era arrivata dalla Terra Santa a Luni, per ricalcare poi la Via Francigena da Luni a Lucca. Correva grande la fama di quel capolavoro ligneo tanto che dal 1030 al 1140 in città furono fondati molti ospedali, sia per iniziativa ecclesiastica che laica: nel 1260 entro le mura si contavano tredici ospedali e, alla fine del XIII secolo, erano una quarantina quelli della diocesi. E il Volto Santo è anche signum peregrinationis, cioè immagine di devozione dei viandanti, tanto che uno è stato trovato perfino a Senya, isola della Norvegia, e uno, commovente, è visibile fino al 7 gennaio 2026 a Roma, a Villa Farnesina, nella mostra Sulle vie del Giubileo. Pellegrini, treni e papi.

Fonte: Il Sole 24 Ore