Il ritorno del lupo in Italia (e in Europa) tra danni per le aziende agricole e benefici per l’ecosistema

Il ritorno del lupo in Italia (e in Europa) tra danni per le aziende agricole e benefici per l’ecosistema

Da un lato la diffusione del lupo comporta problemi rilevanti per molte aziende agricole, ma può tradursi anche in inaspettati vantaggi economici. “In Toscana stimiamo che i lupi incidano su circa 35.000 ungulati l’anno. Questo significa meno danni alle coltivazioni di pregio e anche un risparmio di soldi pubblici per indennizzi”, spiega Duccio Berzi, consulente della task force lupo per la regione Toscana.

Al di là dei benefici per l’ambiente, il tecnico segnala anche un nuovo problema rilevante: la presenza crescente di lupi in aree prossime ai centri abitati. In questi contesti c’è il pericolo che alcuni esemplari, attirati dai rifiuti o dagli animali da compagnia, perdano la naturale diffidenza verso l’uomo e si addentrino fino a giardini privati e zone residenziali. “Lì le recinzioni non bastano: servono politiche diverse, che includano gestione delle specie preda e dei rifiuti, pulizia delle aree verdi e, in certi casi, azioni dirette sugli animali. È complesso, ma necessario per prevenire problemi più seri”.

Secondo Berzi, il declassamento dello status di protezione può aiutare a intervenire in maniera più lineare e rapida: “Gli strumenti oggi a disposizione sono lenti, complicati e sempre suscettibili di appello, recepire la direttiva europea potrebbe aumentare chiarezza e operatività”. Il riferimento è soprattutto ai contesti in cui i danni sono rilevanti o la popolazione non è ancora pronta a convivere e la presenza di lupi crea grossi disagi, come l’uccisione di animali d’affezione.

La strategia per la coesistenza

Di diverso avviso è Luigi Boitani, professore di Zoologia all’Università La Sapienza di Roma e uno dei massimi esperti sul tema, che esprime la sua contrarietà al declassamento: “Non è un provvedimento negativo di per sè, ma le motivazioni presentate non sono ragionevoli. Innanzitutto i capi di bestiame predati sono una percentuale bassissima, in secondo luogo la presidente della Commissione von der Leyen ha parlato di pericolo per gli esseri umani, ma i dati dicono altro: le aggressioni contro le persone sono rarissime e in nessun caso letali”.

Quando si discute della pericolosità per l’uomo, la questione del lupo viene spesso sovrapposta a quella dell’orso, soprattutto in zone come il Trentino, dove il tema dei grandi carnivori è particolarmente sentito. “In realtà si tratta di due questioni distinte” – spiega Boitani – “L’orso è potenzialmente pericoloso per l’uomo, il lupo no. Inoltre l’orso fa più danni agli allevamenti avicoli, facilmente evitabili con un’adeguata elettrificazione. Confondere i due piani non aiuta”.

Fonte: Il Sole 24 Ore