
Il sergente Gattuso ha detto sì. Ma è una Nazionale sempre in emergenza
Eccolo qua il nostro nuovo comandante. Si chiama Gennaro Gattuso, detto “Ringhio”, per i suoi modi spicci e poco buonisti.
Rino Gattuso, 47 anni, è nostro nuovo ct che, dopo la disfatta con Norvegia, ennesima Caporetto calcistica della nostra Nazionale, prenderà in mano – come Armando Diaz quando sostituì il generale Luigi Cadorna – le sorti di un gruppo ormai allo sbando che deve invece assolutamente arrivare al Mondiale del 2026, la nostra nuova linea del Piave calcistica.
Costi quel che costi.
Ne abbiamo già saltati due. Un terzo sarebbe una specie di Apocalisse, anche se di questi tempi è meglio andar cauti con parole che evocano ben altri scenari. Diciamo che sarebbe un buco nero insopportabile per una Nazionale che nella sua lunga e gloriosa storia ha vinto ben quattro Mondiali. L’ultimo fu proprio quello di Berlino, nel 2006 con Marcello Lippi in panchina. Quello del rigore finale di Grosso e della testata di Zidane a Materazzi. In quel Mondiale, Gattuso, con altri campioni indimenticabili come Cannavaro, Pirlo. Buffon, Totti, Del Piero, fu l’anima operaia di una squadra che, partita quasi senza chances, arrivò invece ad alzare la Coppa nel cielo di Berlino.
Tanti bei ricordi, splendidi. Come sono splendidi anche quelli di Gattuso al Milan di Berlusconi e Ancelotti. Un combattente, Rino, che con la sua grinta e il suo vulcanico attaccamento alla maglia, ha sopperito a una tecnica non proprio sopraffina. Il suo slancio, la sua determinazione, sono sempre stati un propellente micidiale. Adesso lo si può definire “un motivatore”, qualche anno fa era un diavolo scatenato che trascinava alla mèta anche i più riottosi.
Fonte: Il Sole 24 Ore