il viaggio di Fonda tra start up e AI

il viaggio di Fonda tra start up e AI

Guglielmo Fonda aiuta i potenziali imprenditori a trovare la convinzione, la strategia e i collaboratori necessari a fondare la loro start up. Ora è a San Francisco per lavorare a ODF che offre programmi settimanali di accelerazione. L’ultimo servizio è dedicato a fondatori solitari: quelli che hanno cominciato la loro start up facendosi aiutare dall’intelligenza artificiale per creare il prodotto, senza altri soci. «Vengono da noi, incontrano persone come loro e si aiutano a vicenda» dice Fonda che a sua volta aveva creato un acceleratore di start up negli Emirati Arabi Uniti, chiamata Arrayah. «Mi occupo di quella fase delle storie di innovazione in cui le persone con il loro progetto passano da zero a uno: un momento di creazione e validazione dell’idea denso di problemi e potenziali soddisfazioni, durante il quale è essenziale definire quello che si vuole, trovare i collaboratori giusti, aprire a potenziali soci adatti a fare squadra, coltivando una strategia flessibile di fronte alla risposta che viene dalla realtà».

Fonda è arrivato a San Francisco partendo da Trieste, passando per Duino, Abu Dhabi, New York. Sembra un itinerario adatto a pochi esploratori. Ma la sua storia dimostra che è del tutto praticabile. E che anche un lungo percorso è fatto di piccoli passi.

Il primo passo lo ha condotto da Trieste a Duino, meno di venti chilometri. Ma un salto nella vastità di una prospettiva globale. «Per me il grande salto è stato essere ammesso al Collegio del Mondo Unito» ricorda Fonda: «Feci domanda in maniera molto casuale perchè una amica di mia sorella me lo consigliò qualche giorno prima della scadenza. Quella scuola è stata la più grande esperienza della mia vita». Con quella scuola, Fonda è entrato in una dimensione internazionale e scientifica. «Sono andato al Collegio pensando che fosse una normale scuola dove si imparano certe materie. Ho trovato un sistema educativo per progetti. Nel quale lo scopo era la ricerca mentre le materie erano gli strumenti che servivano a raggiungere l’obiettivo. Ho conosciuto ragazzi di novanta paesi del mondo. Ho fatto un programma con matematica, fisica e chimica. Ho imparato l’inglese in modo naturale. Ho fatto i test Sat e poi ho scoperto che erano necessari a entrare nelle università internazionali. E così mi sono trovato facilitato quando ho effettivamente fatto domanda per studiare negli Stati Uniti o nel Regno Unito. Alla fine ho avuto una borsa che copriva completamente le spese per studiare alla New York University di Abu Dhabi». Una serie di piccoli passi per arrivare molto lontano. Perché hanno aggirato un poco alla volta quell’apparente barriera che talvolta fa apparire tanto difficile l’accesso alla dimensione internazionale.

«Il Collegio del Mondo Unito mi ha aperto la strada. E mi ha aiutato a coltivare uno scopo. Un senso. Mi ha insegnato che è possibile tentare di affrontare i problemi importanti del mondo e sperare di avere un impatto. Non ero da solo». L’università di New York ad Abu Dhabi è stata altrettanto soddifacente. Durante le esperienze all’estero, come appunto a New York, hanno consentito a Fonda di pensare alla possibilità di fondare le sue start up. «Non facevamo studi solo teorici. Partivamo da un prototipo di prodotto e lo creavamo. Io ho contribuito alla realizzazione di una bicicletta per persone disabili. Ho scoperto che questo genere di innovazione si fa velocemente, pensando la tecnologia, il modello di business, il network di supporto, mentre si fa il prototipo e si vede se funziona».

Fonte: Il Sole 24 Ore