
Ilaria Salis, domani il primo verdetto: sul filo il sì del Parlamento Ue all’immunità
Fiato sospeso e occhi puntati sui Popolari: per Ilaria Salis è la vigilia del voto della commissione Affari Giuridici dell’Eurocamera sulla richiesta di revoca della sua immunità da parte del governo Orban, ma sulla sorte dell’eurodeputata di Avs a Bruxelles ancora non c’è chiarezza. Il voto non sarà quello definitivo: la decisione finale spetterà infatti all’Aula, un passaggio che avverrà quasi sicuramente nella prima settimana di ottobre (è circolata la data del 7 ottobre), indipendentemente dall’esito del voto in commissione. La plenaria però tradizionalmente conferma il parere della commissione, ed è per questo che l’eurodeputata sa di giocarsi nelle prossime ore una partita chiave. Salis è stata detenuta in un carcere ungherese di massima sicurezza per quasi un anno (con l’accusa di violenza e lesioni) da dove fu scarcerata dopo l’elezione a Strasburgo.
I numeri in commissione
I numeri al momento non le sorridono. Si sono infatti detti pronti a difendere la sua immunità 11 eurodeputati su 25: si va dalla Sinistra (tra loro il pentastellato Mario Furore) agli esponenti dei Verdi, fino ai Liberali ai Socialisti, tra cui il dem Brando Benifei. Sono invece sette quelli che, quasi certamente, voteranno per la revoca: gli eurodeputati dei gruppi sovranisti Europa delle Nazioni Sovrane e Patrioti e dei conservatori di Ecr, tra cui il meloniano Mario Mantovani.
Partito popolare ago della bilancia
L’ago della bilancia saranno quindi i sette eurodeputati del Ppe, che sulla carta, al momento, appaiono per la revoca dell’immunità, come indica la riservatissima relazione del relatore del testo, lo spagnolo Adrián Vázquez Lázara, anch’egli popolare. Ma è proprio il documento di Vázquez Lázara ad aprire una crepa nel Ppe, spiegano fonti molto vicine al dossier, che sottolineano come basterebbero solo due defezioni nel gruppo per salvare Salis. Sarebbe infatti la presenza nel testo di una frase che indica «l’assenza di fumus persecutionis» ad aver destato più di una perplessità tra gli eurodeputati, soprattutto dopo il tweet con le coordinate di un carcere ungherese diffuso dal portavoce di Viktor Orban.
I risvolti politici ungheresi
Ed è proprio la campagna elettorale ungherese a complicare il destino di Salis. Il voto sull’eurodeputata di Avs si terrà infatti contemporaneamente a quello sulla revoca dell’immunità dell’eurodeputato popolare ungherese Péter Magyar, ex esponente del governo, oggi leader dell’opposizione e sfidante, avanti nei sondaggi, Orbán in vista delle elezioni di aprile. Al Ppe da un lato converrebbe appaiare i due voti, dando così un giudizio negativo sullo stato del sistema giudiziario ungherese e validando la tesi della persecuzione politica. Tuttavia, fonti popolari fanno sapere che qualcuno teme che se Magyar e Salis si trincerassero dietro la loro immunità, Orbán potrebbe sfruttare la situazione a favore della sua campagna euroscettica.
La vicenda di Ilaria Salis rischia dunque, ancora una volta, di rimanere intrappolata nelle questioni interne magiare. Ma in gioco questa volta c’è anche l’immagine dell’Eurocamera e infatti è arrivato l’appello della vicepresidente ed eurodeputata dem Pina Picierno: «Opporsi alla revoca dell’immunità significa difendere l’autonomia delle istituzioni europee», ha scritto Picierno, incalzando i Popolari a difendere l’italiana e accusando il primo ministro ungherese di «ricalcare i metodi repressivi di Vladimir Putin».
Fonte: Il Sole 24 Ore