 
                Immobiliare, solo lo 0,06% in Borsa Piano di riforme e incentivi per le Ipo
Un set di regole, veicoli finanziari ad hoc e incentivi fiscali per portare le società immobiliari sui binari della Borsa. In Spagna si contano quasi 100 società immobiliari quotate. In Italia, meno di 10. Le prime cinque non arrivano a 600 milioni di capitalizzazione. Nel nostro Paese, a fronte di un patrimonio immobiliare tra i più rilevanti, che contribuisce ad oltre il 19% del Pil, solo lo 0,06% del commercial real estate risulta quotato, il livello più basso tra i principali Paesi europei.
A fotografare il quadro di un settore asfittico – che negli ultimi anni ha visto soprattutto delisting – è una ricerca realizzata da SDA Bocconi School of Management in collaborazione con il Cncc (Consiglio nazionale dei centri commerciali) .
Il modello italiano delle Siiq (Società di investimento immobiliare quotate), introdotto oltre un decennio fa, non ha raggiunto la massa critica per sostenere un ecosistema dinamico e liquido. Nel dettaglio: dimensioni ridotte del mercato dei Reit (Siiq) italiani (esiguo il numero delle quotate, ulteriormente ridottosi negli anni, e una capitalizzazione complessiva che fatica a superare i 600 milioni di euro, in Spagna, è di 30 miliardi e in Germania di 60 miliardi). Le Siiq italiane quotano mediamente a -75% rispetto al valore netto degli asset. Limitato, poi, il volume delle transazioni immobiliari (pari allo 0,36% del Pil per il 2024, contro una media dello 0,8% per il commercial real estate delle sei maggiori economie dell’Europa).
Infine, la normativa fiscale: l’adozione nel nostro Paese del regime Siiq da parte dei Reit residenti in altri Stati europei penalizza fortemente l’attuale sistema di tassazione delle branch e delle controllate. L’ingresso nel regime è soggetto ad un’imposta del 20%, elevata rispetto all’attuale aliquota di tassazione delle imprese.
Del resto, con il delisting di Coima Res, nell’agosto di tre anni fa, le quotate immobiliari sono appena sette. Le prime cinque non arrivano a mezzo miliardo di capitalizzazione. Igd (che oggi da sola fa 380 milioni) ha visto una variazione del titolo a un anno di quasi il 40%, ma sta attuando un percorso di risanament , secondo il piano industriale 2025-2027, con un ritorno all’utile nel primo semestre 2025. Perdite anche per Risanamento, che risente dei costi delle bonifiche e il titolo a un anno ha perso oltre l’8 per cento. Complessivamente, gli scambi sono ridottissimi.
Fonte: Il Sole 24 Ore
 
                     
                     
                     
                    