impatti su lusso, auto e semiconduttori italiani

impatti su lusso, auto e semiconduttori italiani

Tra le aziende nel mirino ci sono, inoltre, quelle dei beni di consumo. Fila esporta il 45% dei suoi articoli per il disegno e la creatività in genere con i marchi Giotto, Das e Canson tra gli altri; Intercos il 33% dei suoi cosmetici; De Longhi e Technogym, invece, hanno un’esposizione più contenuta e portano negli Usa, rispettivamente, il 15% dei piccoli elettrodomestici e il 13% degli attrezzi sportivi.

Vetture in bilico

L’industria dell’auto è stata in forte tensione. Da aprile le tariffe doganali hanno oscillato dal 10% al 25% e poi fino al 39%, ma l’aliquota del 15 per cento sarebbe confermata. Il fatturato di Stellantis negli Stati Uniti è pari a 58 miliardi di euro, ma del gruppo fa parte l’americana Chrysler; Piaggio esporta negli Usa meno di 120 milioni, ma la vespa a New York è uno scooter molto ambito.

Tuttavia, l’impatto dei dazi non sarebbe soltanto sui grandi nomi, ma ricadrebbe sul vasto indotto del tessuto imprenditoriale italiano. Per esempio, la Brembo vende sistemi frenanti a costruttori di veicoli di tutto il mondo, compresi i big giapponesi, ben tassati. Magneti Marelli produce vari elementi per l’auto che vanno dalle sospensioni, ai ricambi, all’illuminazione. Tra l’altro, la società è di proprietà del fondo americano Kkr. Poi, c’è una miriade di aziende non quotate che alle grandi case forniscono beni e servizi. Torino è una città che vive ancora intorno all’industria automobilistica.

Per tutti, lo scenario non è limpido e passa per gli accordi con altri Paesi. «Il settore auto – spiega Villa – è estremamente impattato dai dazi, ma l’attenzione è soprattutto sugli accordi che verranno raggiunti dagli Stati Uniti con il Canada e con il Messico, dove si trovano i principali impianti produttivi che servono il mercato americano».

Pharma e alcolici, niente sconti

Per le società farmaceutiche l’impatto dipenderà anche dal tipo di medicamento, secondo le ultime notizie. Villa spiega che società come Diasorin operano con società americane, ma potrebbero esserci impatti indiretti dalla tassazione di materie prime e componenti utilizzate nella produzione.

Fonte: Il Sole 24 Ore