Impianti, la manovra va contro le direttive Ue

Impianti, la manovra va contro le direttive Ue

La filiera degli impianti boccia il disegno di legge di Bilancio. Il giudizio sul nuovo assetto dei bonus casa è lo stesso per chi produce apparecchi alimentati a gas e a energia elettrica: lo sconto unico per tutti gli interventi, delineato dalla manovra per il 2025, non aiuta l’industria a muoversi nella direzione della transizione energetica e, allo stesso tempo, va in decisa rotta di collisione con le indicazioni che arrivano da Bruxelles, a partire dalla direttiva Case green (la Energy performance of buildings directive, Epbd), che vieta gli incentivi fiscali per le caldaie alimentate da combustibili fossili da gennaio del 2025.

Sono le indicazioni emerse ieri mattina presso la sede milanese di Vaillant Group Italia, nel corso di un colloquio pubblico tra l’amministratore delegato Gherardo Magri e i presidenti delle due associazioni federate in Anima Confindustria: Assotermica (che riunisce le aziende produttrici di impianti a gas), rappresentata dal presidente Giuseppe Lorubio e Assoclima (che riunisce le aziende produttrici di impianti ad energia elettrica), rappresentata dal presidente Maurizio Marchesini. Al centro della discussione, tecnologie come le caldaie a condensazione, le pompe di calore, i sistemi ibridi: per tutte loro il Ddl in discussione in Parlamento rappresenta un passo indietro.

«Il testo è ampiamente deludente – dice Magri -, non ci aspettavamo una soluzione di questo tipo, perché tutti vengono trattati allo stesso modo e, anzi, per alcune tecnologie c’è addirittura una frenata». Il riferimento è al fatto che il nuovo ecobonus 2025 avrà un’aliquota unica al 50% per tutte le tecnologie, ma solo per le prime case; per le seconde si scenderà al 36 per cento. Il risultato è che tutti gli apparecchi finora agevolati con il 65% (ad esempio, proprio le pompe di calore e i sistemi ibridi che mettono insieme gas ed energia elettrica) passeranno al 50 per cento. Inoltre, in tutti gli immobili in affitto c’è il forte rischio di incontrare problemi in fase di sostituzione degli impianti di riscaldamento, a causa delle agevolazioni più magre.

«Il Ddl di Bilancio così com’è non va bene, abbiamo già chiesto modifiche e continueremo a farlo – spiega il presidente di Assotermica, Lorubio -. La riduzione delle aliquote può essere giusta ma va pianificata e non può mettere sullo stesso piano qualsiasi intervento di ristrutturazione, da quelli più generici a quelli di efficientamento energetico. Inoltre, non può essere tutto demandato alle detrazioni, ma servirebbero strumenti che prendano l’eredità di cessione del credito e sconto in fattura».

In questo quadro, pesa anche il contesto europeo: la direttiva Case green vieta le agevolazioni fiscali per le caldaie a condensazione dal 2025, a meno che non siano collocate in sistemi ibridi. Un’indicazione totalmente disattesa dal disegno di legge. Così dice Marchesini, presidente di Assoclima: «Partendo dal fatto che oggi sono il più scontento degli scontenti, stiamo dando un messaggio sbagliato, al di là dell’aliquota. Oggi nel mio settore la maggior parte delle aziende ha una capogruppo in un altro paese europeo; a loro si fatica a spiegare cosa sta avvenendo in Italia, perché tutto viene incentivato allo stesso modo. Così, non c’è un messaggio chiaro per il mercato. E non basta dire che non ci sono risorse. Le poche risorse disponibili andrebbero investite dove servono maggiormente».

Fonte: Il Sole 24 Ore