
In 45 comuni veneti si concentra l’89% degli alloggi turistici
In 45 comuni veneti si concentrano l’89% degli alloggi turistici della regione, ma solo il 25% della popolazione. Qui si registrano valori medi delle abitazioni e del canoni di locazione superiori alla media.
Il focus
Il Rapporto 2025 sull’economia del Veneto realizzato da Banca d’Italia e presentato il 23 giugno a Venezia ha dedicato un focus specifico al turismo, in una regione che ha visto tutti gli ambiti (balneare, lacustre, città d’arte e montagna, con la sola eccezione del termalismo) recuperare in presenze a livelli superiori a quelli precedenti la pandemia. In giorni nei quali Venezia è sotto i riflettori per il matrimonio di Jeff Bezos, proprietario di Amazon, con Lauren Sanchez, il tema dell’overtourism – inteso come l’effetto di un numero eccessivo di presenze sulla qualità della vita dei residenti e anche sull’esperienza di viaggio – torna a essere centrale.
Fra le chiavi di lettura, quelle di Nicola Camatti, del Dipartimento di Economia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, che ha ricordato i numeri positivi in termini di valore aggiunto e addetti generati dal turismo, e di Domenico Pellegrino, presidente dell’Associazione italiana distribuzione turistica (Aidit), che ha definito il fenomeno non una causa ma un effetto, sottolineando come proprio Venezia rappresenti un esempio virtuoso e un luogo avanzato dove alcune misure possibili, a cominciare dal contributo d’accesso e dalla regolamentazione in discussione sugli affitti brevi, sono già in fase di sperimentazione.
L’economia
Se il turismo continua a macinare record, il quadro generale dell’economia veneta mostra un rallentamento continuo dell’industria manifatturiera (-1,4% la produzione 2024), e un export in calo più accentuato rispetto alla media italiana (-1,8% in un anno contro -0,4% nazionale). La disoccupazione è su livelli minimi, sotto al 3%, circa la metà del dato generale.
Un segnale confortante arriva dalla qualità del credito erogato sia alle imprese che alle famiglie, che hanno reagito diversamente alla fine della stretta e alla progressiva riduzione dei tassi di interesse. Le aziende hanno ridotto la domanda di credito del 6,6%, a causa della debolezza degli investimenti programmati in una fase di grande incertezza e della liquidità consistente ancora detenuta. Le famiglie, al contrario, hanno mostrato una dinamica positiva con un +5,5% di prestiti nel 2024, in ulteriore aumento nel primo trimestre 2025, mantenendo comunque un modello di indebitamento contenuto.
Fonte: Il Sole 24 Ore