In Canada l’Oil&Gas si rafforza, tra fusioni e infrastrutture per l’export
Le tensioni commerciali con gli Stati Uniti di Donald Trump sembrano aver dato una scossa all’industria dell’Oil&Gas in Canada, accelerando da un lato la realizzazione di infrastrutture per espandere l’export verso mercati alternativi a quello nordamericano e dall’altro intensificando il processo di consolidamento tra gli operatori nel Paese.
Ieri l’ultima di una serie di operazioni di M&A nel settore, che si sono succedute negli ultimi mesi: Cenovus Energy ha annunciato un’offerta d’acquisto per la concorrente MEG Energy da 7,9 miliardi di dollari canadesi (5,7 miliardi di dollari Usa) debito incluso. Dalla fusione, che dovrebbe essere completata entro fine anno, nascerà un gruppo capace di produrre 720mila barili di greggio al giorno, con attività concentrate soprattutto (ma non solo) nelle oil sands, le sabbie bituminose della provincia dell’Alberta.
Cenovus è già uno dei maggiori produttori canadesi di questo particolare tipo di petrolio, molto pesante, accanto a Canadian Natural Resources, Suncor e Imperial Oil. Con l’acquisizione di MEG guadagna ulteriore forza, con sinergie immediate sul fronte della generazione di cassa, che prevede saliranno fino a 400 milioni di dollari canadesi l’anno entro il 2028.
Diverse compagnie straniere hanno ceduto asset nelle oil sands e gli operatori locali ne hanno approfittato per guadagnare un maggiore controllo sulle risorse. A questo è seguita una fase di consolidamento che è ancora nel vivo, accompagnata da investimenti nello sviluppo della produzione che sono stati incoraggiati dall’espansione dell’oleodotto Trans Mountain (nazionalizzato nel 2018), che collega i giacimenti dell’Alberta e del British Columbia al terminal di Vancouver sull’Oceano Pacifico, da cui i carichi possono essere agevolmente spediti in Asia. La capacità della pipeline nella primavera del 2024 ha raggiunto 890mila barili al giorno ed è allo studio un ulteriore potenziamento.
L’infrastruttura fa il paio con Canada LNG, altra opera strategica per emancipare Ottawa dalla dipendenza dagli Usa: il primo terminal per l’export di gas liquefatto dal Paese, anch’esso sulla costa pacifica, è stato inaugurato a inizio luglio.
Fonte: Il Sole 24 Ore