
In passerella leggerezza e intimismo come risposta ai turbamenti del presente
Temperature brucianti, crisi di settore, lentezza nella circolazione delle idee, temperie guerrafondaia producono risultati evidenti nella moda in questo momento. Le sfilate di Parigi, come già quelle di Milano, ne sono la concreta dimostrazione: si sottrae, si alleggerisce, si rinuncia ad ogni sovrastruttura, sia essa materiale o concettuale, per esplorare una dimensione fluttuante e senza peso, serena e umana, e disegnare la figura di un uomo fragile, forse solo in apparenza.
Da Lemaire, Christophe Lemaire e Sarah Linh Tran continuano ad esplorare l’orizzonte della moda come espressione di una quotidianità giusto appena idealizzata. Creano abiti da indossare per davvero e vivere, non creazioni pensate per mettersi in posa. C’è un pragmatismo ispirato nel loro metodo progettuale che si traduce in capi che ciascuno può interpretare a proprio modo. Tesa e gentilmente severa, la nuova prova nasce dall’idea di catturare, o forse solo suggerire, l’istintività e il calcolo che guidano le vestizioni quotidiane come atti di rappresentazione individuale. L’esperimento riesce con ineffabile precisione, evidenziando quanto stretto sia il legame tra stile e psicologia.
Parlando di psiche, Hed Mayner, autore influente quanto defilato, abbandona i volumi scatolari, enormi e protettivi che tanti allori gli addussero per indagare una silhouette più leggera e sensuale, fatta di linee che toccano o rivelano il corpo e materie impalpabili. Esponendo la pelle e le forme, Mayner rinuncia all’idea dell’abito che scherma e contiene, accettando il rischio che ne deriva, e trova una nuova vena che è lieve e presente. La prova convince, ma sembra ancora sospesa nel limbo tra prima e dopo, tra quello che era e quel che potrebbe essere: segna uno scarto, ma necessita di futuri approfondimenti.
La risposta di Walter Van Beirendonck ai tempi grami e disumani è l’ostinazione nel continuare a guardare tutto con le stelle negli occhi, sforzandosi di trovare gioia e leggerezza anche dove queste ormai non sono più. Impresa difficile, forse impossibile, e non è un caso che i giovani uomini di Van Beirendonck, con i loro insiemi ad alto tasso di contrasti, sembrino usciti da un disco club, o da un atelier d’artiste, per affrontare un viaggio interstellare. La visione di infantilismo lisergico illumina e immalinconisce.
L’eleganza upper class che permea il lavoro di Wales Bonner è struggente, a tratti decadente, ma non nasce dal desiderio di chiudersi in una torre d’avorio rifiutando il presente. Piuttosto, la guida l’urgenza di contestualizzare le squisitezze sartoriali e i formalismi azzimati di un mondo che non c’è piú nel momento attuale, con tutte le frizioni e gli anacronismi del caso. La sua è essenzialmente una deliziosa visione di stile, che si ammira per perizia e intonsa bellezza, mentre la collaborazione con Adidas, astutamente, manda avanti la baracca.
Fonte: Il Sole 24 Ore