
Incentivi per posticipare la pensione e tenere in azienda i più esperti: il caso di Italia e Spagna
Part time incentivato
Poco successo, invece, per il part time incentivato disponibile dal 2016 al 2018 per i dipendenti del settore privato che in tale arco di tempo avrebbero raggiunto i requisiti per la pensione di vecchiaia. Questi lavoratori, se con un contratto a tempo pieno e indeterminato, potevano concordare con l’azienda una riduzione dell’orario di lavoro tra il 40 e il 60%, potendo però contare sul versamento dei contributi previdenziali come se avessero continuato a lavorare full time e al contempo incassando, esentasse, i contributi corrispondenti alla riduzione di orario. Questo bonus, in realtà, non costituiva un incentivo al pensionamento (in quanto si esauriva al raggiungimento del requisito anagrafico per il trattamento di vecchiaia) ma puntava a favorire un’uscita graduale dall’attività lavorativa anche a fronte dell’innalzamento dei requisiti pensionistici introdotti dalla riforma Monti-Fornero dal 2012.
Una nuova versione di questo part time è contenuta nel disegno di legge annuale sulle Pmi in discussione al Senato, da utilizzarsi nel 2026-27, declinato sotto forma di staffetta generazionale: a fronte di un lavoratore anziano che passa al part time, se ne assume uno giovane a costo ridotto per l’azienda perché può contare su agevolazioni specifiche.
I pensionati lavoratori
Al di là della disponibilità o meno di incentivi per posticipare il pensionamento, c’è una quota di persone che accede alla pensione ma continua a lavorare. Secondo i dati più recenti diffusi dall’Istat, riferiti al 2023, il 10,8% dei pensionati tra 50 e 74 anni, cioè 712mila persone, hanno lavorato. Il 9,4% (il 13% in Unione europea) ha continuato a farlo subito dopo il pensionamento di cui un terzo per necessità economiche. Questi i numeri ufficiali, al netto delle attività lavorative che sfuggono alle statistiche perché più o meno irregolari.
La situazione in Spagna
In Spagna sono state attuate diverse strategie, programmi e leggi per incoraggiare i lavoratori più esperti a rimanere più a lungo nel mercato del lavoro. Tra le misure principali vi è la riforma del sistema pensionistico, che ha stabilito un aumento progressivo dell’età pensionabile legale fino a 67 anni nel 2027, nonché incentivi economici per coloro che decidono di posticipare il pensionamento. Inoltre, esistono formule come il pensionamento attivo, che consente di combinare il pagamento della pensione con l’occupazione, e il pensionamento parziale con un contratto di sostituzione, che facilita una transizione graduale verso il pensionamento. Il governo migliora la compatibilità tra pensione e lavoro, regolamentando le modalità di pensionamento attivo e parziale. Il Congresso convalida il miglioramento del pensionamento, che consente un’uscita progressiva dal mercato del lavoro e l’assunzione di nuovi professionisti. Alcune aziende hanno adottato politiche interne di gestione dell’età, come l’abbinamento dei posti di lavoro, il mentoring intergenerazionale o condizioni di lavoro più flessibili, riconoscendo il valore aggiunto fornito dai lavoratori più esperti. Queste misure rispondono sia alla sfida dell’invecchiamento della popolazione sia alla necessità di garantire la sostenibilità del sistema pensionistico.
Lavorare dopo la pensione: tra scelta e necessità
In Spagna, lavorare dopo il pensionamento è ancora poco comune ma in crescita. Secondo i dati del 2023 dell’Istituto Nazionale di Statistica, riportati da Inmaculada Ruiz Martín, presidente della Unión Democrática de Pensionistas (UDP), circa 185.000 persone tra i 50 e i 74 anni hanno continuato a lavorare nei sei mesi successivi al primo assegno pensionistico. Per il 18,8% la motivazione era economica; quasi la metà lo faceva per interesse personale o perché il coniuge lavorava ancora.
Fonte: Il Sole 24 Ore