Inchiesta urbanistica, per la procura generale di Cassazione il ricorso dei pm per Catella va respinto
Per la procura generale di Cassazione è un no: il ricorso in Cassazione della procura di Milano nei confronti di Manfredi Catella, ad di Coima, coinvolto nell’inchiesta sull’urbanistica di Milano, deve essere rigettato. Per la pg di Cassazione quindi avrebbe ragione il tribunale del Riesame, che ad agosto ha liberato Catella dagli arresti domiciliari disposti dal gip su richiesta della procura che lo ha accusato di corruzione e induzione a dare e promettere utilità.
Il procuratore generale, riferendosi al rapporto tra Catella e Alessandro Scandurra, allora componente della Commissione Paesaggio, accusati dai pubblici ministeri di concorso in corruzione, ha sostenuto che il collegio «ha fatto buon governo dei principi» indicati dalla giurisprudenza «ritenendo che vada dimostrato che il compimento dell’atto contrario ai doveri di ufficio sia stato la causa della prestazione dell’utilità al pubblico ufficiale». In sostanza, come si legge nell’atto, si condivide il parere dei giudici del Riesame secondo cui «le risultanze in atti non dimostrano la formazione, né l’operatività di un accordo corruttivo tra Scandurra e Catella quale Ceo di Coima». Inoltre non è dimostrabile secondo la procura generale che i contratti «siano riconducibili ad un accordo corruttivo anziché correlate ad attività professionale effettivamente prestata da Scandurra e regolarmente contabilizzata».
Questo richiesta – che riguarda Catella ma che si allarga anche a considerazioni più generali sull’inchiesta – segna un punto a favore della difesa, all’interno di una vicenda complessa che chiama in causa non solo le responsabilità penali, ma anche la politica. Cuore dell’inchiesta è infatti il ruolo della commissione Paesaggio di Milano, che ha assunto nell’ultimo decennio poteri decisionali e autorizzativi mentre generalmente nelle altre città è solo un organo di consulenza e supporto. Secondo la procura di Milano è qui che si sarebbe consumato un “patto corruttivo” tra i professionisti che ne facevano parte – pur svolgendo lavori per aziende private -, l’ex assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi, e gli operatori del settore immobiliare.
Una tesi sostanzialmente condivisa dal gip, che in parte ha alleggerito le accuse ma che comunque ha imposto la scorsa estate le misure cautelari ai sei principali indagati (Scandurra, Catella e Tancredi oltre all’ex presidente della commissione Giuseppe Marinoni, l’imprenditore Andrea Bezzicheri e il progettista Federico Pella). Misure poi revocate per tutti dal tribunale del Riesame, che tuttavia per ogni profilo ha espresso opinioni diverse. In particolare, i giudici del Riesame hanno espresso parere opposto rispetto a quello dei pm sulla vicenda di Scandurra, probabilmente il caso più eclatante di come procura e giudici della Libertà abbiano visione diverse sul caso. Anche su Catella emerge una visione diversa, come si legge in questo atto della procura generale di Cassazione.
Il tribunale di Cassazione si esprimerà il 12 novembre per tutti gli indagati.
Fonte: Il Sole 24 Ore