Incubo chiusure, Regioni in pressing: green pass «rafforzato» solo per vaccinati e guariti

Rivedere le regole a partire da quelle sul green pass, con misure più severe per i non vaccinati, e spingere sulla terza dose il più rapidamente possibile. Le Regioni insistono sulla necessità di un cambio di passo nella lotta al Covid e chiedono una «riflessione urgentissima» con il governo alla luce dell’aumento dei casi, per salvare il Natale ed evitare le restrizioni e chiusure previste per le zone gialle e soprattutto arancioni. Una richiesta che il governo si dice disponibile ad accogliere «a breve», forse già lunedì, anche se la linea di palazzo Chigi al momento non cambia: le uniche misure sul tavolo sono l’estensione dell’obbligo della terza dose al personale sanitario e la riduzione della durata del certificato verde, provvedimenti che il Consiglio dei ministri dovrebbe discutere nella riunione di giovedì prossimo. «Il lockdown per i no vax non è oggetto di decisione» assicura il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Gli fa eco il leader della Lega Matteo Salvini: «Ha ragione Draghi: la questione non è all’ordine del giorno, non siamo nella situazione di Austria e Germania perché abbiamo quasi il 90% di copertura di prime dosi».

Il pressing delle Regioni per il super green pass

Dalla Conferenza delle regioni arriva la linea del “doppio binario” già emersa nei giorni scorsi: un super green pass solo per i vaccinati e i guariti, per poter andare in ristoranti, cinema, teatri, musei, stadi o a sciare nelle regioni che dovessero cambiare colore, e un altro ottenibile anche con il tampone, per lavorare. Una linea in realtà non condivisa all’unanimità, come confermano le parole del presidente delle Marche Francesco Acquaroli («ulteriori restrizioni non sono utili, creerebbero altre tensioni e divisioni tra chi è vaccinato è chi non lo è») e la cui fattibilità è tutta da verificare.

Incubo arancione a Natale

Le Regioni, però, come dice il presidente della Conferenza Massimiliano Fedriga «sono preoccupate» per il peggioramento della curva e per «la ricaduta che tale situazione potrebbe avere sulla ripresa economica e sulle attività sociali, a poche settimane dalle festività natalizie». L’incubo, in sostanza, è veder scattare la zona arancione a ridosso del Natale, con chiusure di bar e ristoranti e restrizioni insostenibili dal punto di vista economico e sociale.

Obbligo di mascherina all’aperto in Sicilia

Ed è per questo che i governatori stanno comunque già correndo ai riparti, con misure locali come quella disposta dal presidente della Sicilia Nello Musumeci: tampone a chiunque arrivi da Gran Bretagna e Germania e obbligo di mascherina anche all’aperto nei luoghi particolarmente affollati. «Si deve evitare in tutti i modi qualsiasi tipo di chiusura, sarebbe devastante per il nostro paese» conferma Attilio Fontana. Non solo: da giorni le regioni denunciano le sofferenze dei sistemi sanitari, in termini di arretrati da smaltire e soprattutto di liquidità, con l’emergenza Covid che nel 2021 è già costata 2 miliardi in più di quanto stanziato dal governo.

La cautela di palazzo Chigi

Alle Regioni risponde il ministro per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini, dopo averne parlato con il premier Mario Draghi e il ministro della Salute Roberto Speranza: «Il governo è ovviamente disponibile a mettere in agenda a breve un tavolo di confronto». L’incontro potrebbe esserci già lunedì ma intanto fonti dell’esecutivo ribadiscono che al di là dell’obbligo della terza dose per i sanitari e la riduzione della durata del pass – da 12 a 9 mesi, anche se qualcuno vorrebbe ridurla a 6 – non ci saranno nell’immediato altri interventi, nonostante anche la Germania stia andando verso restrizioni più severe per i no vax.

Fonte: Il Sole 24 Ore