
Infanzia, nel nuovo Piano spinta ai «centri per la famiglia» per sostenere i genitori: ecco cosa sono
Tra i servizi offerti spunta anche la mediazione familiare
Più in generale, i centri per la famiglia saranno gli anelli di una rete di interventi e spazi dedicati all’accompagnamento e al supporto alla genitorialità, anche ricorrendo alla formazione di gruppi di auto-mutuo-aiuto, di diffusione di buone pratiche, laboratori e counseling. Tra i servizi citati c’è anche quello di «mediazione familiare per genitori in via di separazione e/o gruppi di confronto per genitori separati». Un punto che promette di suscitare dibattito, visti i numerosi tentativi di rendere la mediazione obbligatoria (si vedano i disegni di legge Pillon nella XVIII legislatura e Balboni, in parte, in quella in corso), contestati da chi teme l’ingresso di ulteriori figure nei già affollati procedimenti di separazione che spesso comportano, come testimoniato dalle relazioni della ex commissione d’inchiesta del Senato contro il femminicidio, violenza istituzionale verso le madri. Vero è che, per evitare interventi inappropriati, un documento dovrà definire le competenze di tutti gli operatori dei centri e che sarà predisposto un modello formativo con webinar dedicati.
Occhio ai rischi da “sharenting”
Tra i rischi su cui accendere i riflettori compare lo “sharenting”, ossia la «costante condivisione online da parte dei genitori di contenuti che riguardano i propri figli (foto, video, ecografie, storie)». Un’attenzione, quella ai rischi legati alla vita digitale, che resta altissima anche nelle fasi della preadolescenza e dell’adolescenza. In questo caso le azioni mirate del Piano prevedono un censimento delle buone prassi in tema di ascolto e counseling, l’elaborazione di «orientamenti operativi» per gli operatori dei centri e poi l’attivazione di servizi. Ancora nei centri per la famiglia il Piano stabilisce l’attivazione di servizi dedicati alla prevenzione delle dipendenze da sostanze psicotrope tra i minorenni, con materiale informativo prodotto dal Dipartimento antidroga della presidenza del Consiglio dei ministri.
Affido, spazio a forme più leggere
Un’azione è rivolta ai minori fuori famiglia: 16.382 nel 2022, secondo l’ultima rilevazione ufficiale disponibile, in qualche forma di affidamento familiare. Al netto dei minorenni stranieri soli (oltre 23mila nel 2023), si tratta di 15.218 under 18, il 62% in affido di tipo «eterofamiliare». Valorizzare l’istituto dell’affido con funzione preventiva, in modo tale da assicurare il rientro tempestivo dei minori nelle famiglie d’origine, è lo scopo dichiarato nel Piano. L’obiettivo è dunque favorire la «cultura dell’accoglienza»: promuovere forme più leggere di affido (come affidi diurni o part-time) e comunità di pratiche, ponendo al centro del sistema le famiglie affidatarie e lavorando sull’integrazione tra sistema pubblico e terzo settore. Anche per gli stessi minori in affido, il Piano raccomanda di rafforzare l’accesso ai servizi e semplificare le procedure di erogazione delle prestazioni sociali agevolate o rilascio dei documenti. In ogni caso, il documento (in linea con il Ddl Roccella in attesa di voto in commissione Giustizia) prevede uno studio per ricostruire tutti i percorsi di affido e i loro esiti.
L’educazione digitale contro i pericoli della rete
Al capitolo educazione il Piano propone interventi per rafforzare centri, spazi aggregativi e “gruppi di parola”, ma soprattutto la promozione dell’educazione digitale contro le derive – sexting, morphing, doxing e sharenting – attraverso percorsi di sensibilizzazione e informazione nelle scuole e tra operatori e professionisti della rete dei servizi, a partire da medici, psicologi e assistenti sociali. «Anche con l’intento – si legge – di studiare possibili limitazioni all’accesso dei più giovani, quantomeno ad alcuni dei servizi offerti dai provider». Chiaro lo scopo: prevenire i fenomeni di dipendenza digitale.
Pediatri, sprint al «bilancio di salute digitale»
Un’azione specifica prevede di attivare un sistema di monitoraggio per la prevezione e il recupero di bambini e ragazzi dall’isolamento sociale: una ricerca servirà a stanare i fattori di rischio, un progetto nazionale a definire le linee di intervento. Poi saranno adottati protocolli a livello locale e sarà promosso l’utilizzo del «bilancio di salute digitale» da parte dei pediatri. Analogo sistema di monitoraggio è caldeggiato per bullismo e cyberbullismo con l’obiettivo di rendere omogenei i sistemi informativi.
Fonte: Il Sole 24 Ore