Inquinamento, perché in India gli esperimenti di cloud seeding non funzionano
Esperimenti simili erano già falliti in passato in altre città asiatiche come Lahore, Bangkok, Kuala Lumpur, Pechino e Chiang Mai. Pensare che funzionassero a Delhi era illusorio, oppure serviva solo a dare la sensazione che gli amministratori della città stessero affrontando il problema.
La realtà, al solito, è molto più complessa. Secondo gli esperti, è impossibile migliorare la qualità dell’aria di Delhi continuando a bruciare carbone nelle centrali termoelettriche che la circondano; continuando a bruciare legna per scaldarsi e cucinare; continuando a bruciare le stoppie dei campi negli Stati agricoli del nord (Haryana, Punjab, Uttar Pradesh) per preparare il terreno in maniera rapida e conveniente alla semina successiva; continuando a lasciare che – in una città disseminata di cantieri – la qualità dei lavori pubblici rimanga infima, creando le condizioni perché il passaggio di ogni auto sollevi nuvole di polvere.
Il risultato di tutto questo è che, non appena le temperature si abbassano, il particolato rimane intrappolato al livello del suolo. Per comprendere la portata del problema, può aiutare un confronto. Lo scorso sabato, quando l’Air quality index (Aqi) di Milano, non esattamente un benchmark in termini di qualità dell’aria, segnava 88 punti, quello della centralina più vicina alla sede di New Delhi del Sole 24 Ore era a 410.
Il resto – il cloud seeding, i petardi «green» di Diwali, il divieto di accendere i forni tandoori, i camioncini scassati che arrancano per la città spruzzando acqua per abbattere le polveri sottili – non sono che tragicomici diversivi. Misure indolori, ma tragicamente inefficaci. Ogni anno ne porta una o due nuove, probabilmente per distrarre l’attenzione. Il resto è indifferenza. Se non peggio. Come quando, lo scorso ottobre, nel pieno dei botti per i festeggiamenti di Diwali, una notte in cui l’inquinamento atmosferico raggiunge livelli inimmaginabili, diverse centraline di rilevamento della città si sono curiosamente prese qualche ora di meritato riposo. O come quando, pochi giorni fa, le cronache locali dell’Indian Express, un quotidiano, hanno raccontato di come i furgoncini che spruzzano acqua per ripulire l’aria avessero iniziato a muoversi in maniera insolita. Girando insistentemente intorno alle centraline di rilevazione.
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Fonte: Il Sole 24 Ore