
Intelligence italiana: 100 anni dalla nascita del Servizio Informazioni Militare
Cento anni fa, 15 ottobre 1925, la firma del regio decreto che istituiva il Servizio Informazioni Militare. La nascita dell’intelligence italiana. Per l’occasione il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella incontrerà questo pomeriggio le delegazioni guidate dai tre direttori delle agenzie che formano il comparto.
Verranno presentati un francobollo (con lo storico stemma del Sismi) e una moneta da 5 euro a tiratura limitata che raffigura i loghi del Dis, Aise, Aisi e sul rovescio il perimetro di Forte Braschi, sede dell’agenzia esterna diretta da Giovanni Caravelli, a cui si dovrà entro l’anno anche l’inaugurazione di un museo dedicato all’intelligence.
Museo
Un luogo per avvicinare il vocabolario di un mondo – per definizione – segreto a quello dei cittadini. Parole e modi di dire. Come “Il miglio verde”, per rimanere vicini all’attualità. Non si tratta solo del titolo di un famoso film. Ma è anche una espressione cui gli agenti sul campo sono usi riferirsi per indicare un percorso che negli ultimi due anni è spesso sembrato loro lungo ed interminabile, posto alle coordinate 31°17′19″N – 34°15′07″E.
Vocabolario
Latitudine e longitudine del valico di Rafah, ed il “miglio verde” indica la terra di nessuno che separa il lato egiziano da quello palestinese. Quando nell’ottobre 2023 alcuni nostri connazionali intrappolati nella Striscia di Gaza – tra le bombe israeliane e le violenze sul terreno di bande armate e gruppi di estremisti – si sono visti consegnare da una “mano invisibile” cibo, acqua e medicine, è dal “miglio verde” che sono passati gli agenti; e quando successivamente quegli stessi connazionali sono stati “esfiltrati” (per utilizzare un’altra espressione cara alle intelligence), è stato necessario fare il percorso contrario.
Tutto ciò è stato reso possibile dagli ottimi rapporti che i nostri agenti hanno saputo sviluppare con i colleghi dei Paesi mediorientali, ed all’assistenza di una rete relazionale sul terreno – “humint” la chiamano, con una terminologia forse troppo tecnica. Soprattutto se per portare avanti la rete di relazioni c’è chi mette a repentaglio la propria vita.
Fonte: Il Sole 24 Ore