
Intelligenza artificiale, la via italiana passa dalle filiere
Nel cuore del distretto emiliano della motor valley c’è una fabbrica del futuro che permette di mettere in strada quasi dieci milioni di veicoli elettrici all’anno. Siamo a Soliera, quindicimila anime a nord di Modena.
Corcione (Reinova): «Componenti elettrici e e software»
Qui nascono le batterie che accendono automobili, mezzi articolati, trattori. «Noi facciamo elettrificazione di trazione. Motori elettrici e tutta l’elettronica di potenza. Sviluppo, testing, omologazione. Siamo gli unici al mondo ad offrire una soluzione integrata. Per partire ci occorreva un collegamento da oltre dieci megawatt e qui c’è una parte idrica con una falda che ci aiuta a raffreddare i sistemi », racconta Giuseppe Corcione, Ceo di Reinova, realtà che ha ricevuto il “Premio 100 eccellenze italiane”. Corcione è un talento di ritorno: perché questo ingegnere meccatronico nato a Napoli per vent’anni ha lavorato all’estero. Poi il rientro per provare a ripensare i motori partendo dal powertrain elettrico e ibrido. L’azienda oggi vede al lavoro un centinaio di professionisti per un mercato internazionale al 70% e tra i clienti i principali i player dell’industria automotive a livello mondiale. Il fatturato è di 12 milioni di euro, con un previsionale di oltre 15 milioni per quest’anno. Gli ingegneri che abitano lo stabilimento hi-tech circondato dai vigneti sono in buona compagnia.
Da sempre l’intelligenza artificiale è alleata del loro lavoro. Dalla pianificazione intelligente alla cybersecurity, passando per test avanzati e guida autonoma personalizzata. «L’Ia permette di connettere i componenti elettrici e software in un sistema integrato, realizzare test dinamici, favorire l’integrazione tra hardware, software e cybersecurity all’interno di veicoli intelligenti. Ogni livello del veicolo parla con l’altro in un sistema coeso e intelligente», precisa Corcione. Così la strada dell’Ia diventa a scorrimento veloce, alimentando una filiera italiana diffusa, reticolare, pervasiva. Permette alle imprese di migliorare le performance, ottimizzare i processi, gestire i flussi di lavori, internazionalizzare l’offerta.
La via dei distretti
Intanto la catena tecnologica è in espansione con 5 miliardi di euro già investiti in data center e 10 miliardi previsti nel biennio 2025 26. Ma quello che colpisce è l’adozione nei diversi comparti, stando ai dati emersi dal report “Intelligenza artificiale per il Sistema Italia”, realizzato su iniziativa del Sounding Board Intelligenza Artificiale di Confindustria. Il documento offre una mappatura di oltre 240 casi d’uso attivi in più di 70 aziende italiane. La via nostrana all’Ia passa da alleanze strategiche con la filiera che opera a supporto delle aziende consolidate. Per l’Italia dei distretti si tratta di un’evoluzione operativa oltre i centri metropolitani per una tecnologia orizzontale in grado di penetrare in ogni settore e processo, come sostiene l’informatico pioniere dell’Ia Andrew Yan-Tak Ng, docente all’università di Stanford. Dalla ricerca emerge come l’Ia generativa sia ferma al 18.3%.
Tripi: «La digitalizzazione va estesa a tutta l’Italia»
È come se l’hype comunicativo lasciasse il passo ad altre applicazioni. «Le aziende italiane utilizzano già l’Ia da anni nei loro processi produttivi. L’onda recente della generativa ha creato nuove applicazioni, ma in realtà si tratta di ulteriori tappe di un percorso già avviato che ha visto le imprese italiane digitalizzarsi per affrontare le sfide di oggi e rimanere competitive a livello globale. È chiaro che bisogna assicurarsi che la digitalizzazione non sia una prerogativa solo di alcune realtà, ma che si estenda a tutta l’Italia: Pmi e grandi imprese, Pubblica Amministrazione e cittadini», afferma Alberto Tripi, Special Advisor di Confindustria. Salute e scienze della vita sono tra i settori che più adottano Ia, a seguire manifatturiero e trasporti. Si tratta di soluzioni meno visibili perché più da processo. «L’Ia non può sostituire l’elemento umano, ma può aiutare chi lavora a svolgere le proprie mansioni in modo più veloce ed efficiente, facendosi carico di operazioni ripetitive e contribuendo – attraverso grande capacità di calcolo – alle decisioni efficaci prese dalle persone. Le applicazioni in uso nelle aziende italiane riflettono questa logica», dice Tripi. Intanto le operations guidano la partita col 37.3%. Si parla di manifatturiero, di turismo o di mobilità. «La prevalenza è dovuta alla capacità dell’Ia di adattarsi alle esigenze dei singoli settori. Parliamo quindi di applicazioni cucite su misura per le necessità specifiche delle industrie. Ed è proprio qui che l’Ia può portare maggior valore aggiunto», precisa Tripi.
Fonte: Il Sole 24 Ore