Intelligenza artificiale, le imprese iniziano a correre ma resta il divario con i grandi Paesi Ue

Intelligenza artificiale, le imprese iniziano a correre ma resta il divario con i grandi Paesi Ue

Nel fiume di tesi, articoli, rapporti che da alcuni anni ormai ci invade sul tema dell’intelligenza artificiale spesso manca una considerazione di fondo, che si tratta cioè di una questione cruciale di politica industriale. Lo dimostrano i dati più recenti sull’utilizzo da parte delle imprese, pubblicati prima dall’Istat, ripresi poi da Confindustria e in qualche modo sviluppati pochi giorni fa da Banca d’Italia nella sua Relazione annuale. I dati testimoniano una certa vivacità, soprattutto nell’ultimo anno, ma in un contesto che ci vede ancora in ritardo rispetto alle più grandi economie con le quali ci confrontiamo.

I dati, dall’Istat a Bankitalia

I numeri dell’Istat, ripresi in un recente report del gruppo di lavoro di Confindustria sull’intelligenza artificiale, dicono che nel 2024 la quota di imprese italiane con almeno 10 addetti che utilizzava l’IA era pari all’8,2%, percentuale ancora bassa. La rilevazione di Banca d’Italia, più recente perché basata su interviste condotte tra febbraio e maggio 2025, e riferita a una platea di imprese un po’ più grandi, con almeno 20 addetti, è più ottimistica. Si parla di un’espansione rapida. In questa fascia di imprese, quelle che impiegano strumenti di tipo predittivo o generativo hanno raggiunto il 27 per cento, con un incremento di 14 punti percentuali rispetto al 2024 e una tendenza che accomuna sia manifatturiero sia terziario. Tuttavia circa metà delle imprese intervistate non prevede di utilizzare queste tecnologie nel prossimo biennio e siamo ancora lontani da altri grandi Paesi europei come Germania, dove il tasso di adozione viaggia attorno al 50%, e Spagna dove siamo al 30%.

Il Ddl in Parlamento

Di qui ai prossimi anni, insomma, si potrebbe configurare un problema di politica industriale. Anche perché nella legge nazionale sull’intelligenza artificiale, elaborata dal governo e all’esame ora del Parlamento, non ci sono misure immediate ma rinvii a principi generali e a successivi provvedimenti. Per ora, all’articolo 5, siamo fermi a una delega al governo con cui si impegna lo Stato a promuovere lo sviluppo dell’intelligenza artificiale per migliorare l’interazione uomo-macchina nei settori produttivi, e a favorire la creazione di un mercato in questo settore che sia innovativo e concorrenziale. Oppure a favorire la ricerca collaborativa tra impresa e centri di ricerca e di trasferimento tecnologico. Insomma solo una cornice per ora, che nei decreti attuativi il governo dovrà sostanziare con attenzione, e probabilmente con risorse adeguate, se l’intenzione è davvero primeggiare in Europa in questo campo.

Fonte: Il Sole 24 Ore