Inter in Baviera notte da incubo: Il Psg fa manita e conquista la Champions

Inter in Baviera notte da incubo: Il Psg fa manita e conquista la Champions

Gli scontri in metropolitana – Decisamente non piacevole, per il redattore di questo articolo, essere stato testimone diretto (o meglio dire quasi potenziale vittima) degli scontri alla fermata metro Universitat della linea U6 che verso le 1730 hanno surriscaldato il già torrido clima di monaco di Baviera. Linea metro, quella, che passava per la fan zone dedicata ai francesi (a Konigplatz) e poi a quella degli interisti (Odeonplatz). Inevitabile che le due tifoserie si mescolassero: poi qualche parola di troppo, qualche sguardo a brutto muso ed ecco l’assalto, il tafferuglio tra i due gruppi ultrà, la polizia che interviene dopo qualche momento di smarrimento, la linea fermata per oltre mezz’ora, la tensione all’interno del convoglio che solo tanto buonsenso da parte dei più ha aiutato a stemperare. Ma il pensiero di quello che poteva essere, e per fortuna non è stato, fa venire i brividi e lascia il segno.

 

La partita – Luis Enrique scegli Doué per completare il suo tridente; Inzaghi, come promesso, schiera il recuperato Pavard titolare. Nerazzurri che lasciano volentieri il controllo del pallone al Psg: rischio calcolato per magari guadagnare metri preziosi per le incursioni dei propri guastatori, sotto l’occulta regia offensiva di Lautaro. Ma Fabian Ruiz, gran cerimoniere del centrocampo, al 12esimo innesca l’azione che porta al vantaggio transalpino: suo sulla sinistra il ricamo per Vitinha, che pesa col filtrante Doué, che a sua volta serve all’ex Hakimi il più facile degli assist-gol. Il marocchino segna e quasi si scusa con la curva nerazzurra, ammutolita. Partita che diventa subito un Tourmalet da scalare per gli Inzaghi-boys. Il tappone pirenaico si completa otto minuti dopo: Barella va troppo leggero su un pallone che sta per finire in angolo per l’Inter, in un istante Kvara-Dembelé-Doué e il pallone è ancora alle spalle di Sommer (complice la deviazione di Dimarco). Inter stordita e intorpidita come nelle peggiori occasioni. Provano a svegliarla due inzuccate – fuori di poco – di Acerbi e Thuram, su altrettanti angoli di Chalanoglu. La sensazione è che – paradosso – se il Psg abbassa il ritmo, l’Inter potrebbe pure ritrovarsi. Ma Kvara sempre di testa allo scadere sfiora addirittura il tris parigino. Pochi minuti della ripresa e Inzaghi già cambia: fuori Dimarco e Pavard, anonimi, dentro Zalewski e Bisseck. Ma che non sia serata lo fa capire (anche) l’infortunio del tedesco, che resta in campo appena una decina di minuti. Giusto il tempo di sostituirlo con Darmian (mentre Carlos Augusto sostituisce il fantasma di Mkhitaryan) e la premiata ditta Dembelé-Vitinha-Douè confeziona il tre a zero, che fa partire la festa transalpina e i titoli di coda della notte dell’Allianz Arena. A trasformare la sconfitta in tragedia sportiva arrivano ancora le reti dello stesso Kvara e di Mayulu, appena entrato in campo. Oltre la Champions, con questa (contro)prestazione l’Inter perde pure parte del patrimonio di autorevolezza costruito nel quadriennio europeo targato Inzaghi. Bisognerà ricostruire, consapevoli che a Monaco di Baviera non hanno vinto i petroldollari, ma uomini, tecnica, tattica, idee, giovani, tracciando un sentiero che bisogna seguire, per poter tornare a competere, a sognare.

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Fonte: Il Sole 24 Ore