
Intervista a NIr Hasson: «Spari sulla folla a Gaza, soldati israeliani indifferenti alle vite dei palestinesi»
«Sono indifferenti alle vite palestinesi». Nir Hasson, reporter di Haaretz, è il giornalista che assieme a Yaniv Kubovich e Bar Peleg ha firmato l’inchiesta sui soldati israeliani che sparano contro i palestinesi vicino ai centri di distribuzione degli aiuti a Gaza. Nel momento in cui ci incontriamo a Indipendence Park a Gerusalemme, il Ministero della Salute di Gaza ha diffuso un dato: le persone uccise in fila per il pane dal 27 maggio sono 549. Le circostanze della creazione del Fondo Umanitario per la Striscia di Gaza (Gaza Humanitarian Foundation, Ghf) e le sue fonti di finanziamento sono poco chiare. È noto che Israele lo ha creato in collaborazione con evangelici americani e appaltatori di sicurezza privati. Il Fondo gestisce quattro centri, definiti “Machpazim”, gestiti da operatori americani, mentre i soldati garantiscono la sicurezza. «Il punto è che c’è una completa perdita di integrità morale a Gaza» ha detto un soldato a Nir.
Nir Hasson, quanti soldati avete intervistato e perché hanno deciso di parlare con Haaretz?
Abbiamo raccolto le testimonianze di cinque tra soldati e ufficiali. Hanno deciso di parlare principalmente per due motivi. Il primo è morale: sono pesantemente disturbati per aver visto l’esercito che uccideva persone affamate. La seconda motivazione è che non è più l’Idf che conoscevano. Le persone con cui abbiamo parlato sono tutti riservisti, non sono ragazzi giovani, sono nell’esercito da molti anni e dicono che questo non è il modo in cui l’esercito professionale si comporta, non sono i valori ai quali sono stati educati.
Perché i soldati avrebbero dovuto sparare ai palestinesi?
Dalle testimonianze che abbiamo raccolto, non credo che l’Idf volesse uccidere più palestinesi possibile. Piuttosto si sono mostrati indifferenti alla morte dei palestinesi. Israele ha lasciato morire di fame la popolazione di Gaza per più di due mesi, ovvio che appena sono stati aperti dei centri di distribuzione del cibo migliaia di persone sono corse lì. Quando ci sono state resse però, i soldati non hanno usato i metodi tradizionali per disperdere la folla, come gas lacrimogeni, hanno usato mitragliatrici pesanti, lanciagranate, mortai. L’Idf non ha negato quello che è accaduto. Hanno ammesso che ci sono stati incidenti con morti fra la popolazione civile. L’Ufficio dell’Avvocato generale militare ha chiesto al dipartimento investigativo dello Stato Maggiore di indagare sui sospetti di crimini di guerra in questi siti.
Fonte: Il Sole 24 Ore