Iren, non solo bitcoin: l’Intelligenza artificiale è la nuova scommessa
La diversificazione è una strategia nota in finanza, finalizzata innanzitutto a ridurre il rischio. Con riferimento invece ai modelli di business è spesso sfruttata per trovare nuove fonti di ricavo e, quindi, di redditività. È il caso di IREN Limited. Il gruppo statunitense, quotato al Nasdaq, ha avviato – da un po’ di tempo – una maggiore articolazione dell’attività. Di cosa si tratta? Per rispondere alla domanda è dapprima necessario ricordare l’oggetto sociale del gruppo.
L’azienda è principalmente attiva nella cosiddetta “minatura” dei bitcoin. Questa consiste nel gestire centri computazionali in cui vengono utilizzati hardware specializzati (ASIC o GPU) per risolvere complessi calcoli crittografici che consentono di convalidare blocchi nella blockchain del Bitcoin, ricevendo in cambio la ricompensa in token della criptoregina. In particolare, la società ha raggiunto nella prima metà del 2025 una capacità di mining installata di circa 50 EH/s (exahash al secondo) di potenza di calcolo, cifra che la colloca fra i più grandi miner pubblici al mondo. L’efficienza dichiarata è di circa 15 J/TH, grazie all’uso di elettricità a basso costo da fonti rinnovabili e all’integrazione verticale delle infrastrutture.
L’halving
Ciò detto, deve ricordarsi che il business del mining è soggetto a volatilità: prezzo del bitcoin, regolamentazione, costi energetici e competitività sono tutti fattori di rischio. Non solo. Un’ulteriore alea (che spinge alla diversificazione) è – a detta di vari esperti – il cosiddetto halving. Vale a dire: l’evento programmato ogni quattro anni nella rete di Bitcoin. Quando si concretizza, la ricompensa che i miner – compresa IREN – ricevono per aver validato un blocco viene ridotta della metà. L’obiettivo? Quello di limitare la quantità di nuovi token immessi in circolazione, mantenendo la criptovaluta scarsa nel tempo. Con meno bitcoin prodotti, l’offerta cresce più lentamente. L’halving è quindi un meccanismo che contribuisce a preservare – effetto deflattivo – il valore dell’asset digitale nel lungo periodo. L’ultimo halving si è avuto il 19 aprile 2024 e ha comportato la riduzione da 6,25 a 3,125 bitcoin per ogni blocco validato. Ciò detto è chiaro che, quale effetto collaterale, c’è l’impatto sulla redditività dei miners.
Certo! I validatori degli scambi sulla blockchain efficientano l’operatività al fine di sostenere i margini. Ad esempio, sul fronte infrastrutturale, IREN ha firmato un accordo per un collegamento alla rete (grid connection) da 600 MW in Texas, portando il suo hub “Sweetwater” verso una capacità complessiva di 2,75 GW in West Texas. Questo consente di accedere a energia a basso costo e di alta qualità, in un ambiente ideale per la minatura ad elevati volumi e costi contenuti. Ancora. Il gruppo ha puntato su macchinari più efficienti i quali – unitamente alle maggiori economie di scala – hanno l’obiettivo di contenere il costo unitario di estrazione del bitcoin. Sennonché, evidentemente, simili impostazioni non paiono sufficienti alla azienda.
La diversificazione
Ecco quindi che il gruppo sta – per l’appunto – sviluppando la strategia di una più ampia diversificazione: accanto al mining tradizionale, è stato attivato il piano per fornire servizi di cloud Artificial intelligence (Ai), infrastruttura per computing ad alte prestazioni (HPC), GPU-cluster e data center di nuova generazione. Già negli ultimi due esercizi il progetto ha iniziato ad avere effetti sul conto economico. Secondo il terminale Bloomberg, nell’anno fiscale 2022 2023 i ricavi rettificati generati dal mondo della nuvola informatica legata all’Intelligenza artificiale erano l’1,6%. Nell’esercizio successivo il peso dell’area in oggetto è salito al 3,3%. Si dirà: percentuali ancora limitate. Vero! E però, da un lato, la velocità d’incremento non è da poco; e, dall’altro, bisogna guardare al costo del venduto (sempre rettificato). Quello riferito al core business della validazione è – nel 2024 – il 99,17% del totale mentre per il cloud AI ci si ferma solamente allo 0,83%. Nel primo quarter del 2025- 2026, poi, il “Cost of revenue” del bitcoin mining è stato di 79,9 milioni a fronte dei 0,7 legati alla nuvola informatica. Detto diversamente: la marginalità che può presumersi sul nuovo business è prevedibilmente maggiore di quella della validazione tradizionale. Così non stupisce la scommessa fatta da IREN sull’AI.
Fonte: Il Sole 24 Ore