Isee da fare (o rifare) entro giugno per gli arretrati dell’assegno unico

Isee da fare (o rifare) entro giugno per gli arretrati dell’assegno unico

Il 30 giugno è l’ultima scadenza per chiedere o aggiornare l’Isee 2025 senza perdere gli arretrati dell’assegno unico universale per i figli. I genitori con figli under 21 (o disabili senza limiti di età) che da gennaio a oggi non hanno ancora presentato la Dichiarazione sostitutiva unica (il modulo da inviare a Inps per chiedere l’aggiornamento dell’indicatore) non potranno più ottenere gli importi arretrati adeguati alla situazione economica del nucleo familiare.

La scadenza

Chi non è riuscito a rinnovare l’Isee entro il 28 febbraio sta ricevendo da marzo l’importo minimo di 57,5 euro dell’assegno unico. Anche se l’erogazione della misura universale prosegue in automatico e non richiede la presentazione di una domanda annuale, l’aggiornamento dell’Isee è comunque richiesto ogni anno per poter fotografare la situazione economica più recente del nucleo familiare (in ogni caso relativa a due anni precedenti, quest’anno redditi e patrimoni riferiti al 2023). L’importo del contributo che raggiunge oltre sei milioni di nuclei familiari con figli risulta pari a quello minimo però solo se l’Isee risulta inferiore a 17.227 euro, mentre viene modulato fino a un massimo di 201 euro per ciascun figlio minorenne a carico al crescere dell’indicatore stesso.

In base alla normativa (come chiarito dalla circolare Inps 23/2022) solo chi lo aggiorna entro il 30 giugno può recuperare (tramite conguaglio, sulla prima rata disponibile) gli importi adeguati al valore dell’Isee ottenuto a partire dalla mensilità di marzo. La validità della misura, infatti, va dal marzo al mese di febbraio dell’anno successivo. Se l’Isee verrà presentato (o aggiornato) dal 1° luglio in poi, però, a quel punto l’adeguamento degli importi spettanti scatterà solo a partire dal mese successivo ma verranno persi tutti gli arretrati.

Il ricalcolo senza Btp

La scadenza arriva a quasi tre mesi di distanza dall’entrata in vigore della riforma dell’Isee, che ha escluso dal patrimonio gli importi detenuti in titoli di Stato fino a un massimo di 50mila euro.

Fonte: Il Sole 24 Ore