Israele, così l’offensiva è costata un accordo con la Spagna e la collaborazione di Bcg

Israele, così l’offensiva è costata un accordo con la Spagna e la collaborazione di Bcg

Si intensifica l’offensiva israeliana sugli aiuti umanitari in afflusso nella Striscia, mentre cresce il pressing internazionale su Tel Aviv con un doppio colpo in arrivo da Europa e Stati Uniti: lo stralcio di un accordo militare con il governo spagnolo e il ritiro di un big della consulenza Usa dalla Gaza Humanitarian Foundation, la fondazione privata che si occupa da fine maggio della distribuzione di beni nell’enclave. Ieri le autorità della Striscia, governata dagli islamisti di Hamas, hanno denunciato l’uccisione di almeno 102 civili nell’arco di otto giorni con attacchi delle forze armate israeliane nei pressi dei contri di distribuzione degli aiuti amministrati dalla Ghf.

Il doppio strappo con Spagna e Boston Consulting Group

Solo nelle 24 ore fra il 2 e il 3 giugno, a quanto riporta l’emittente al-Jazeera, l’ospedale Nasser di Khan Younis ha accolto 35 vittime, inclusi 27 civili colpiti a morte mentre cercavano aiuti nel governatorato di Rafah. «I nuovi punti di raccolta militarizzati di Israele attragono migliaia di disperati in trappole mortali. Non c’è alcun “progresso”» spiega da Ramallah Bushra Khalidi, policy lead di Oxfam, una Ong. Le Israel defense forces hanno ribadito una linea già espressa nei giorni scorsi, quella dell’eliminazione di «sospetti» che si sarebbero avvicinati più del dovuto ai centri di snodo dei beni distribuiti dalla Ghf. «Le forze (israeliane, ndr) hanno sparato colpi di avvertimento, ma visto che non si disperdevano, è stato aperto altro fuoco su diversi sospetti in avvicinamento» si legge in un comunicato dell’esercito citato dalla versione in lingua inglese Times of Israel, un quotidiano israeliano di inclinazioni centriste. Volker Türk, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha catalogato le «violenze» imputate alle Idf come «crimini di guerra», in un affondo che si sposa al clima sempre più teso verso l’offensiva israeiana e il modello di distribuzione degli aiuti appaltato a Ghz. Sul primo fronte lo strappo più brusco è avvenuto con il governo della Spagna, uno dei più espliciti nell’esigenza di recidere i rapporti con Tel Aviv e «disancorare» la sua industria militare spagnola dalle tecnologie israeliane. Il ministero della Difesa di Madrid ha rescisso un accordo con per un sistema di missili anti-carro che avrebbe dovuto essere prodotto in Spagna dalla Pap Tecnos, una sussidiaria locale della Israel’s Rafael Advanced Defense System, sospendendo una licenza da 285 milioni di euro per la consegna la fornitura di 168 dispositivi SPIKE LR2.

In una risposta via email ad alcune domande, il ministero della Difesa spagnolo ha confermato che è «iniziato un processo di revoca delle licenze tecnologiche e (che, ndr) una riorganizzazione dei programmi sta venendo studiata» e che «si stanno studiando alcune soluzioni». C’è chi invita alla prudenza sugli annunci spagnoli, facendo notare che la disconnessione militare da Israele è spesso rimasta più sulla carta che nella sostanza. Eduardo Melero, professore di legge al Delàs Centre for Peace, spiega che gli annunci di Madrid vanno «accolti con scetticismo. Fin qui il governo si è limitato a fare dei bei discorsi senza ridurre davvero le relazioni militari fra Israele e Spagna».

Le critiche al modello Ghz

Sul secondo fronte, crescono – ancora – le critiche al modello di aiuti espressi dalla Gaza Humanitarian Foundation, la società filantropica registrata in Svizzera e nello stato americano del Delaware. Boston Consulting Group, un big della consulenza staunitense, ha ritirato il suo supporto all’attività della Ghz. L’uscita è stata riportata dal quotidiano americano Washington Post e confermata al Sole 24 Ore da un portavoce di Bcg. La società, dice il portavoce, aveva accettato di fornire un sostegno «pro bono per aiutare a creare un’organizzazione umanitaria destinata a operare a fianco degli sforzi multilaterali di per fornire assistenza umanitaria a Gaza». Il lavoro che ne è seguito a Gaza non è stato però «accettato dalle parti multilaterali ed è stato interrotto il 30 maggio. La Bcg non è stata e non sarà pagata per questo lavoro».

Fonte: Il Sole 24 Ore