Israele-Iran, Stretto di Hormuz a rischio: ogni mese transitano più di 3mila navi
L’escalation della crisi in Medio Oriente tra Israele e Iran potrebbe avere un impatto sullo Stretto di Hormuz. Lo Stretto è un braccio di mare che collega il Golfo dell’Oman, ovvero il tratto del Mare Arabico compreso fra la costa dell’Oman e quella più meridionale dell’Iran da cui passa passa circa il 30% del petrolio mondiale, dal Golfo Persico. Si estende per 560 chilometri, arrivando a una larghezza massima di 320 chilometri. Sul Golfo Persico si affacciano vari Stati: l’Iran, che ne costituisce l’intera costa settentrionale (circa 2.400 km), ma anche Iraq, Kuwait, Arabia Saudita, Bahrain, Qatar e Oman.
Gli effetti di un aggravarsi dello scontro militare tra Israele e Iran potrebbero essere su due ambiti: il commercio globale di idrocarburi e, più in generale il traffico delle merci.
Il rischio di un caro greggio
Partiamo dal primo aspetto. Il conflitto rischia di scatenare un nuovo caro-greggio con conseguenze dirette sui consumi degli italiani, ad iniziare proprio dal costo dei carburanti. Finora, ha assicurato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Pichetto Fratin, il rincaro è contenuto intorno all’8% per il petrolio e al 5% per il gas ma se il conflitto, come sembra, non dovesse diminuire di intensità nei prossimi giorni l’aumento dei prezzi potrebbe accentuarsi.
Da lunedì 16 giugno, con l’inizio della nuova settimana, il quadro dovrebbe delinearsi. Il vero timore dei mercati, più che l’eventuale coinvolgimento degli impianti petroliferi iraniani, il cui export è soprattutto diretto in Cina e interessato dalle sanzioni contro il regime, è la eventuale rappresaglia dell’Iran sullo stretto di Hormuz, di fronte all’Oman. Attraverso il canale transita tutto il petrolio diretto dal Golfo Persico agli importatori nel mondo comprese le esportazioni di Gnl dal Qatar e dall’Oman: si tratta della principale arteria petrolifera, il 40% del volume del mercato. Circa 15 milioni di barili al giorno transitano per Hormuz, «un blocco totale farebbe schizzare il petrolio oltre i 200 dollari» avevano ipotizzato gli esperti l’anno scorso all’acuirsi delle tensioni tra i due paesi.
Ogni mese transitano nello Stretto di Hormuz in media più di 3.000 navi
Più in generale lo Stretto di Hormuz è importante dal punto di vista degli scambi commerciali. Secondo alcune stime aggiornate ai primi mesi dell’anno di Lloyd’s List, ogni mese transitano per quelle acque in media più di 3.000 navi. Nel suo punto più stretto, questo cruciale punto di passaggio ha una larghezza di appena 21 miglia nautiche. Ogni volta che le tensioni in Medio Oriente minacciano di degenerare, molti temono che questa arteria petrolifera possa effettivamente chiudersi al trasporto marittimo. Se ciò dovesse accadere, gli oltre 500 milioni di barili di petrolio greggio che viaggiano verso est dagli Stati produttori di petrolio dovrebbero trovare un altro modo per raggiungere il mercato. Analizzando i transiti nel primo trimestre del 2025 per paese di proprietà effettiva, le navi greche, giapponesi e cinesi dominano e sarebbero le più colpite da un eventuale blocco.
Fonte: Il Sole 24 Ore