
Istat, sale il potere d’acquisto delle famiglie (+0,9%)
Il potere d’acquisto delle famiglie si conferma su un sentiero di crescita nei primo trimestre 2025 che, iniziato nel primo trimestre 2023, era stato interrotto solo durante l’ultimo trimestre del 2024. Nello stesso arco temporale, i dati mostrano un lieve aumento della propensione al risparmio, stimata su livelli relativamente alti rispetto a quelli medi degli ultimi tre anni. Secondo l’Istat il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è salito dell’1,8% rispetto al trimestre precedente in termini nominali, i consumi sono cresciuti dell’1,2%. La propensione al risparmio è stimata al 9,3%, in rialzo di 0,6 punti percentuali. Il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto rispetto al trimestre precedente dello 0,9%, scontando un aumento dello 0,9% dei prezzi.
Peggiora il deficit nel primo trimestre, all’8,5% del Pil
Nel primo trimestre del 2025 il quadro di finanza pubblica registra un indebitamento maggiore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a causa di una crescita più marcata delle uscite rispetto alle entrate. Secondo i dati Istat, nei primi tre mesi di quest’anno l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stimato al -8,5% (-8,2% nello stesso trimestre del 2024). Il saldo primario delle Amministrazioni pubbliche (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato negativo, con un’incidenza sul Pil del -4,7% (-4,8% nel primo trimestre del 2024).
Pressione fiscale al 37,3%: sale di mezzo punto: è l’effetto dell’aumento delle entrate da tasse sui fondi pensione
Sale la pressione fiscale nel primo trimestre dell’anno. Lo calcola l’Istat nelle stime del contro trimestrale della Pa secondo le quali è stata pari al 37,3%, in aumento di 0,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La pressione fiscale nel trimestre è cresciuta per l’aumento di entrate delle tasse sui fondi pensione.
Nuovo calo dei profitti per le imprese nel primo trimestre
Nel primo trimestre di quest’anno le imprese italiane hanno sperimentato una ulteriore caduta della quota di profitto che, seppure di lieve entità, fa seguito a sette trimestri di flessione congiunturale. E’ quanto rileva l’Istat precisando che la quota di profitto delle società non finanziarie è stimata al 42,1%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il tasso di investimento delle società non finanziarie si è attestato al 22,4%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.
Fonte: Il Sole 24 Ore